Unione dei Comuni, assemblea Pd a Villadose: “Due gli interrogativi: se questa unione corrisponda ad una progettualità e come mai Villadose, Comune più grande, nemmeno obbligato a forme di associazione di servizi, abbia abdicato al possibile ruolo di capofila”

Inserito il 20 Dicembre 2012 in Bilancio, Costituzione, Federalismo, Opere pubbliche, Politica


Dopo una discussione animata e vivace: i tanti presenti si sono trovati d’accordo sulla proposta di “chiedere un consiglio aperto in da informare la cittadinanza su cosa sta facendo chi dovrebbe offrire le migliori opportunità a Villadose e si limita invece a seguire pedissequamente gli ordini del sindaco di Ceregnano. Non già da ora diciamo che a questo gioco non si stiamo e non accetteremo in silenzio che il nostro Comune venga affossato in modo così sciocco e inutile”

Unione? Così no”: questo il “verdetto” emesso all’unanimità dall’incontro promosso dal Pd diVilladose per approfondire il tema della unione dei Comuni di Villadose, Ceregnano, San Martino di Venezze, Gavello, Pettorazza Grimani e Villanova Marchesana. Il compito di aprire la serata, illustrando i dettagli della normativa regionale e le caratteristiche delle diverse forme esercizio associato di funzioni e servizi comunali, è toccato al consigliere regionale Graziano Azzalin: “Non esiste una formula valida per tutte le situazioni – ha spiegato – ma soprattutto non si possono considerare solo gli obblighi normativi e il vantaggio economico nell’immediato: quello che serve è una progettualità a lungo termine che consideri in primo luogo come dare maggiore efficienza e maggiori risorse alla macchina amministrativa in una prospettiva di servizi al cittadino e, in secondo luogo, permetta alla municipalità di svolgere un ruolo politico nelle scelte sovracomunali, vista anche l’incertezza sul futuro delle Province. La scelta della Regione, con la legge 18 è stata quella di andare oltre le direttive della normativa nazionale per semplificare un quadro amministrativo che vede in Veneto 318 Comuni sotto i 5mila abitanti e 202 sotto i 2mila. In Polesine, in particolare abbiamo 40 Comuni su 50 che sono sotto i 5mila abitanti (l’80%, il 25% in più rispetto alla media regionale): l’indirizzo è, dunque, quello di incentivare le fusioni. Il percorso di fusione, però, è impervio ed irreversibile, anche se le unioni, seppur senza aggravio di costi, vanno comunque a costituire un ulteriore ente di secondo grado, una ‘sovrastruttura’. Ogni situazione fa storia a sé e non vi è un modello univoco. In questo caso, due sono gli interrogativi da chiarire: se questa unione corrisponda ad una progettualità, ovvero vi sia una base comune di partenza fra i Comuni, e come mai Villadose, Comune più grande, nemmeno obbligato a forme di associazione di servizi, abbia abdicato al possibile ruolo di capofila”.

“Il municipio è il primo presidio della democrazia – ha sottolineato il segretario provinciale del Pd Diego Crivellari – e qualunque scelta non può che passare dalla più ampia partecipazione e condivisione della cittadinanza. Nel percorso programmatico avviato dal Pd, riconoscendo che non è possibile che in Polesine ci siano 50 Comuni e che ognuno abbia la sua area artigianale, avevamo rivolto grande attenzione al tema delle unioni e delle fusioni. In questo caso, però, mi pare che sia stato trascurato il tema della pianificazione e non siano chiari gli obiettivi”.

A spiegare l’iter che sta portando verso l’Unione è stato il capogruppo di opposizione Gianni Brazzo: “In consiglio avevamo manifestato un iniziale favore alla possibilità di un’unione ed abbiamo anche votato a favore dello studio di fattibilità. Peccato che questa unione stia progredendo senza che siano ancora arrivati i risultati dello studio di fattibilità: a novembre, infatti, è stato approvato la convenzione per i servizi sociali, perché gli altri Comuni, ma non Villadose, erano obbligati a farlo entro la fine dell’anno. Ma la cosa che proprio non ci va giù è che il ruolo di capofila sia appannaggio di Ceregnano”.
“Nessuno ci ha spiegato cosa perdiamo e cosa guadagniamo – ha aggiunto Martina Siviero – E, soprattutto, il nostro sindaco non ha avuto il coraggio di spiegare che per essere capofila di un’unione bisogna averne le capacità e lui, a quanto pare non ne ha e ha preferito affidarsi in tutto e per tutto al sindaco di Ceregnano. Non credo, però, che i cittadini di Villadose siano d’accordo”.
“Si tratta di una scelta che inciderà sull’assetto amministrativo di Villadose – ha sottolineato Francesco Stocco – quindi non è accettabile che venga affrontato con tanta leggerezza. Siamo contrari al metodo e alla sostanza di questa unione: che senso ha gestire servizi con un Comune come San Martino piuttosto che con Rovigo?”.
Marco Antilibano ha ricordato come “il sindaco di Villadose, quasi per giustificarsi, ha spiegato che non si tratta di un matrimonio ma di un fidanzamento. Ma i tempi in cui i fidanzamenti venivano decisi dai padri padroni, fortunatamente è lontano”.

Il dibattito è poi entrato ulteriormente nel vivo con una discussione animata e vivace: i tanti presenti si sono trovati d’accordo sulla proposta di “chiedere un consiglio aperto in da informare la cittadinanza su cosa sta facendo chi dovrebbe offrire le migliori opportunità a Villadose e si limita invece a seguire pedissequamente gli ordini del sindaco di Ceregnano. Non già da ora diciamo che a questo gioco non si stiamo e non accetteremo in silenzio che il nostro Comune venga affossato in modo così sciocco e inutile”.




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