Il Pd in Regione chiede lo stop del progetto della discarica di amianto a Bergantino

Inserito il 17 Settembre 2014 in Ambiente, Territorio


Presentata una mozione con la quale si chiede che la Giunta rigetti il progetto che dovrebbe interessare il territorio di Bergantino e proceda all’aggiornamento delle tabelle dei flussi dei rifiuti contenenti amianto

Dopo l’annuncio nel corso della conferenza stampa a Rovigo del 22 agosto scorso, è stata depositata oggi la mozione firmata da Graziano Azzalin e sottoscritta anche dal capogruppo del Pd Lucio Tiozzo e dai due consiglieri veronesi Franco Bonfante e Roberto Fasoli, con la quale si impegna la Giunta regionale a rigettare il progetto di una discarica in grado di smaltire rifiuti non pericolosi e rifiuti contenenti amianto in matrice compatta e di un connesso impianto di inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto in matrice friabile in località Bergantino e di procedere all’aggiornamento delle tabelle dei flussi dei rifiuti contenenti amianto, specificando in particolare le voci legate all’importazione in Veneto di tali rifiuti pericolosi.

Ricostruendo l’iter di presentazione del progetto da parte della ditta “Bergantino srl”, Azzalin evidenzia come “il 1° settembre 2014 il Dipartimento Ambiente della Regione ha inviato al proponente una lettera nella quale si rileva l’incompletezza della documentazione presentata e si fa presente che dovranno essere presentate numerose integrazioni. Con tale richiesta si interrompono i termini del procedimento”.

“La discarica – spiegano i consiglieri democratici – è un progetto altamente impattante, che interessa per la sua prossimità più Comuni, insieme a quelli polesani di Bergantino, Melara e Castelnovo Bariano, anche quelli limitrofi in Provincia di Verona di Cerea e Legnago, oltre a quelli in Provincia di Mantova di Borgofranco sul Po e Carbonara di Po, che prevede l’utilizzo di una superficie di 17,5 ettari per un totale di un milione di metri cubi di rifiuti, 314mila non pericolosi e 676mila contenenti amianto con un ciclo di vita previsto di 12 anni, provocherebbe un’ulteriore pressione ambientale in una zona già sottoposta, in passato ed anche al giorno d’oggi, ad un forte stress ed in evidente contrasto con quanto previsto nel Piano d’area delle Grandi valli veronesi, oltre che con la progettualità legata alla valorizzazione Po. Il fatto che, come riportato nella ‘Sintesi non tecnica dello studio di impatto ambientale del progetto’, sia constatabile la presenza di ‘numerosi corsi d’acqua che hanno solcato l’area nel passato e che la percorrono attualmente’, in quanto il sito si trova sulla sponda destra del fiume Tartaro, nonché a distanza di circa 2 chilometri dal corso del Po, non sembrano essere caratteristiche ottimali. Non solo, ma sempre nella stessa Sintesi si evidenzia come le aree limitrofe al sito siano interessate da attività agricole estensive, altro aspetto che deve essere tenuto in considerazione, essendo questa la prevalente vocazione del territorio”.

Riguardo all’amianto, Azzalin sottolinea come “nell’allegato A alla deliberazione della Giunta contenente il Piano rifiuti urbani, attualmente al vaglio dell’apposita commissione, si specifica che ‘è difficile fare una previsione in merito alla produzione nei prossimi anni, tuttavia, essendo i quantitativi in gioco significativi e avviati totalmente ad esportazione fuori Veneto per carenza di discariche, risulta opportuno pianificarne la gestione’: lasciare campo libero a mere iniziative speculative da parte di privati senza opportune preventive valutazioni non rientra certo nella pianificazione. In più, va detto che delle 86.552 tonnellate di amianto prodotte in Veneto nel 2010 ne sono state smaltite appena 13.009, ma anche che vi è stata un importazione di tali rifiuti per 57.390 tonnellate. E’ opportuno, quindi, che la Giunta approfondisca anche questo aspetto”.

 




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