Fiume Fratta, l’ipotesi di scaricare le piene nell’Adige va valutata attentamente, visti gli inquinanti presenti

Inserito il 22 Luglio 2013 in Blog


Sul caso del Fratta, il Pd in Regione chiederà l'apposita convocazione di una commissione. E' ecessario analizzare la situazione, insieme a tutti i soggetti interessati, ed offrire alla Regione tutti gli elementi di conoscenza del caso prima che si proceda con progetti esecutivi: non servono le massime garanzie, ma la totale garanzia di sicurezza

“Non sono necessarie le massime garanzie, ma la totale garanzia che l’intervento che si andrà ad effettuare non solo risolverà i problemi relativi alla sicurezza idrogeologica del territorio, ma non avrà conseguenze dal punto di vista dell’inquinamento delle acque”. Con queste parole il consigliere regionale Graziano Azzalin è intervenuto questa mattina ad Este alla riunione della discussione sull’ipotesi progettuale per la riduzione del rischio di allagamento del fiume Fratta, che prevede una diversione delle portate di piena nell’Adige. “Un’ipotesi – sottolinea Azzalin – che va valutata con estrema attenzione per la nota presenza di inquinanti pesanti nel sedime del Fratta e che non possiamo correre il rischio che possano essere riversati nell’Adige, fiume dal quale attingono gli acquedotti polesani e padovani: proprio per questo insieme ai colleghi del Pd Claudio Niero, Stefano Fracasso e Piero Ruzzante, chiederemo che dopo la pausa estiva venga convocata un’apposita commissione per analizzare la situazione, insieme a tutti i soggetti interessati, ed offrire alla Regione tutti gli elementi di conoscenza del caso prima che si proceda con progetti esecutivi”.

“E’ stato un confronto interessante – rimarca l’esponente democratico – al quale hanno partecipato non solo membri del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, ma anche rappresentanti delle società idriche, dei Comuni interessati, fra i quali Rovigo, tecnici ed esponenti di associazioni ambientaliste. Dal dibattito sono emerse tutte le criticità di una situazione estremamente delicata, che deve essere risolta trovando un equilibrio che non comprometta nessuno degli interessi in campo. Se, dunque, vanno affrontati gli aspetti legati alla fattibilità tecnica, al monitoraggio che verrà effettuato da Arpav, alla sostenibilità finanziaria, all’assetto idraulico, alla salvaguardia ambientale, non bisogna mai perdere di vista che eventuali azioni inquinanti ai danni dell’Adige, fiume che già non è in perfetta salute, avrebbero costi difficilmente compensabili. E questo, fra l’altro, si innesta su un quadro che proprio in questi giorni ha visto scoppiare un caso di concentrazioni sospette di sostanze perfluoro-alchiliche, polimeri usati per impermeabilizzare i tessuti, nei pozzi di una trentina di comuni nel Vicentino, Veronese e Padovano, a conferma che l’acqua è un bene comune del quale dobbiamo avere particolare cura”.

(Fonte immagine: Flickr)




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