Siccità, visita di Manzato in basso Polesine: bene porre l’attenzione della Giunta sulle difficoltà che sta vivendo la nostra terra

Inserito il 23 Luglio 2012 in Agricoltura, Ambiente, Bonifica, Pesca, Politica, Territorio, Turismo


Ho accompagnato l’assessore nella sua giornata dedicata a toccare con mano il dramma delle cooperative dei pescatori e delle aziende agricole che contano i danni prodotti dalla siccità. E’ tempo di rimboccarsi le maniche

“A volte, prima ancora delle risorse economiche conta la vicinanza, la presenza, per questo la giornata che l’assessore Franco Manzato ha dedicato al Polesine assume un enorme valore in un momento di indubbia difficoltà come quello che il nostro settore primario sta attraversando.  Un momento nel quale non contano le appartenenze politiche o i ruoli, ma il contributo che ognuno può e deve dare. Avendo toccato con mano la situazione disastrosa ed avendo ascoltato le voci dei protagonisti, Manzato potrà per suo tramite far sì che finalmente i problemi del Polesine siano inseriti fra le priorità della Giunta regionale”. Questo il commento finale del vicepresidente della IV commissione regionale Graziano Azzalin alla visita dell’assessore Franco Manzato in Bassopolesine, che si è articolata in una parte dedicata in particolare alla pesca ed in una incentrata sull’agricoltura.

In apertura di giornata, l’incontro al Consorzio cooperative pescatori del Polesine a Scardovari, al quale hanno preso parte, oltre ai presidenti delle cooperative, da Roberto Finotello a Virginio Tugnolo, anche il sindaco di Porto Tolle Silvano Finotti, l’assessore provinciale alla Pesca Claudio Bellan, il direttore del Consorzio di bonifica Delta Po – Adige Giancarlo Mantovani ed i vertici provinciali delle associazioni di categoria, oltre al consigliere Azzalin ed al collega Cristiano Corazzari.

Il presidente del Consorzio Maurizio Crepaldi ha posto in tutta la sua drammaticità il tema della grave moria di cozze che ha colpito la sacca di Scardovari, “dimezzandone la produzione per un danno di 1,5 milioni di euro a causa dell’anossia prodotta dalla siccità ed autoalimentatasi dopo l’inizio della moria: ormai per questa quota distrutta non si può fare nulla, ma servono interventi per evitare che le lagune continuino a soffrire. Da parte nostra, siamo disposti a contribuire alla spesa dell’intervento, nella speranza che anche le istituzioni facciano la propria parte, a cominciare dalla soluzione del problema della sabbia scavata e riposizionata, che si scontra con una serie di vincoli”. I pescatori, infatti, hanno sottolineato come il Delta sia un ambiente particolare, in quanto la bellezza naturale è frutto della continua opera dell’uomo che ne garantisce la salvaguardia.

“Le due necessità, che altro non sono che le due facce della stessa medaglia, riguardo al Delta ed alla pesca – ha chiosato Azzalin – che è la più importante industria del nostro territorio, sono la salubrità ambientale e l’agibilità funzionale: ovvero, gli interventi necessari alla pesca garantiscono al tempo stesso un corretto equilibrio idrodinamico e la salvaguardia naturalistica”.

Manzato ha ascoltato attentamente i numerosi interventi ed ha spiegato come “accanto ad una situazione fuori dall’ordinario per una serie di concause naturali, vi sia la necessità di intervenire con opere strutturali strategiche che quantomeno servano ad evitare fenomeni simili. Ma bisogna essere onesti: non vengo qui come fanno altri a promettere grandi opere, perché i fondi sono ridotti all’osso. Quello che mi impegno a fare è favorire le sinergie fra pubblico e privato perché gli interventi necessari possano essere presto realizzati. Perché stiamo parlando di produttività, di lavoro, di reddito, di futuro”.

Nella seconda parte della giornata l’assessore Manzato ha visitato l’azienda Ruzzon a Taglio di Po e l’azienda Rigoni a Bellombra di Adria, accompagnato oltre che dai rispettivi proprietari anche dai sindaci di Taglio di Po Francesco Siviero e Bobo Barbujani.  L’assessore regionale si è detto “colpito dalla dimensione della devastazione che rischia di mettere in ginocchio il Polesine, terra storicamente ricca d’acqua e quindi povera di impianti d’irrigazione. Proprio per questo è difficile intervenire con il Psr, che non prevede fondi per nuovi impianti ma solo per riconversioni. Comunque quanto prima provvederemo alla delimitazione delle aree colpite dalla calamità per la quale presenteremo domanda, muovendoci al tempo stesso insieme a Emilia Romagna e Lombardia per interventi straordinari da parte del Ministero. In una situazione come questa, lo ricordo, si capisce l’importanza delle assicurazioni”

Nelle zone produttive non irrigue del Polesine (circa 10.000 ettari su 50.000 totali), spiega Azzalin, “a causa di una piovosità ridotta di oltre il 65% rispetto alla media stagionale, la perdita della produzione è pressoché totale e le aziende si vedono costrette a trinciare il mais per destinarlo a ceroso, con danni che secondo le organizzazioni di categoria sono destinati ad arrivare a 250-300 milioni di euro considerando l’indotto: non è tempo per tante chiacchiere ma solo per rimboccarsi le maniche”




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