Presidio ospedaliero di Porto Viro, il punto è garantire parità di accesso alle cure a tutti i cittadini. Il declassamento va contro questo principio

Inserito il 12 Ottobre 2013 in Bilancio, Lavoro, Sanità, Sociale, Territorio


Ho partecipato all'incontro pubblico che si è tenuto a Porto Viro in difesa dell'ospedale, al quale hanno preso parte rappresentanti istituzionali di ogni livello e di ogni estrazione politica: “ Tutti uniti, pronti a dar battaglia: ora la palla passa alla Giunta, dove siede una cittadina illustre di Porto Viro. Faccia valere tutto il proprio peso politico, noi offriamo tutta la nostra collaborazione”

Grande partecipazione di pubblico all’incontro pubblico “L’ospedale di Porto Viro mutilato da Venezia: pronto soccorso al pronto soccorso”, promosso da Thomas Giacon, capogruppo in consiglio comunale della lista Uniti per Porto Viro, che ha visto riuniti nella sala consiliare rappresentanti istituzionali di ogni livello e di ogni estrazione politica, compresi i consiglieri regionali Cristiano Corazzari e Graziano Azzalin e l’onorevole Diego Crivellari.

Ad aprire le danze è stato il sindaco Gennari che, come ha sottolineato Giacon, “dovrà essere il nostro condottiero in questa battaglia per difendere con le unghie e con i denti la struttura dal declassamento avvenuto con le schede ospedaliere, predisposte dalla Giunta regionale ed approvate dalla V commissione regionale, che ha tolto alla Casa di cura di Porto Viro il riconoscimento di presidio ospedaliero pubblico , che aveva sin dal 1987 per il ruolo insostituibile che svolge nel Delta di pronto soccorso e terapia intensiva: è giusto razionalizzare ma non deve essere fatto a scapito dei servizi di qualità in un territorio particolare come quello del Delta”. Geremia Gennari ha ricordato l’ordine del giorno recentemente approvato all’unanimità in consiglio comunale ed ha sottolineato che “Porto Viro non arretrerà di un millimetro: se c’è da urlare o da sbarcare a Venezia, lo faremo. Tutti insieme senza distinzioni di appartenenze politiche”.

Secondo l’assessore portotovirese Maura Veronese “non si tratta, come ha detto qualcuno, di fare la Cassandra, anche se Cassandra ha predetto la guerra di Troia senza essere ascoltata, ma di una giusta ribellione per un torto subito che inciderà su servizi di qualità, come l’unità operativa di terapia intensiva inserita dall’Agenas tra le trenta migliori strutture italiane, ben più del mantenimento anomalo delle due Ulss”. Sulla stessa linea anche il collega di giunta Nicola Marinelli, che non ha lesinato critiche al consigliere Mainardi: “Se qualche rappresentante, e mi rammarico che sia del mio partito, pensa di farsi bello come paladino di Adria a scapito di Porto Viro, dimostra semplicemente di essere un personaggio da vecchia politica, un cooptato scollegato dalla realtà del territorio e che forse non ha nemmeno mai visto l’ospedale di Porto Viro. Vedendo la partecipazione che c’è qui oggi si capisce che la gente è stufa di questi modi e che non si può scherzare con una struttura che per qualità e posizione è assolutamente insostituibile”.

E se il vicesindaco Virginio Mantovan ha rimarcato che “non si tratta di una battaglia politica ma di buonsenso” e che “l’assessore Coppola ha portato in Giunta regionale un’apposita risoluzione, ma non si deve abbassare la guardia”, la consigliera Marialaura Tessarin ha rimarcato come si tratti di difendere “una realtà la cui efficienza, professionalità e dotazione tecnologica sono sotto gli occhi di tutti: tagliare male in sanità vuol dire colpire i più deboli, sul diritto alla salute non si può scherzare”.

Il consigliere provinciale Filippo Carlin ha manifestato il proprio “stupore per una simile decisione come portovirese, che da sempre usufruisce dei servizi del presidio e ne conosce la qualità: se si vuole risolvere il problema dei costi bisogna chiarire se si considera la sanità un’azienda o un servizio sociale”. Monica Moro, consigliera provinciale nonché viceprimario del pronto soccorso dell’ospedale di Porto Viro si è detta “orgogliosa di lavorare in una struttura di eccellenza e che eroga un servizio indispensabile per i cittadini del Delta, che non possono diventare cittadini di serie B: togliendo il presidio ospedaliero si perderà il pronto soccorso, che diventerà un semplice primo soccorso”.

Ad offrire un quadro completo della Casa di cura è stato il dottor Quadretti: “Se si considerano i dipendenti ed i medici, nella struttura lavorano 300 persone; nel 2012 sono stati trattati 96 pazienti colpiti da infarto, nel 2011 addirittura 100; stiamo parlando di un volume di 5mila ricoveri e 4mila interventi: se sparisce Porto Viro, perché inevitabilmente se non sarà più presidio ospedaliero il pronto soccorso sarà ridotto ed il Suem non potrà più funzionare, così come terapia intensiva, dove finiranno questi pazienti? Fra l’altro, delle tre case di cura alle quali è stato riconosciuto il ruolo di presidio ospedaliero, tralasciando una che si occupa di malattie tropicali, Abano ha come motivazione il parto in analgesia, che ormai si fa ovunque, mentre il Pederzoli la chirurgia della mano che, per l’appunto è effettuata dalla stessa equipe che opera anche a Porto Viro. Insomma, non ci sono motivazioni plausibili ed è bello vedere che tutti siamo concordi su questa battaglia”.

A tirare le conclusioni sono stati i consiglieri regionali Cristiano Corazzari e Graziano Azzalin, visto anche che, come ha ricordato l’onorevole Crivellari, “aldilà della mobilitazione generale, il tema resta pur sempre di competenza della Regione”. E se Corazzari non ha negato di trovarsi “in una situazione scomoda in quanto appartengo ad una maggioranza che in questa occasione non ha dimostrato di tenere in debita considerazione le esigenze del territorio, anche se spero che i rappresentanti polesani possano fare quadrato e, dopo la bocciatura dell’emendamento sostenuto congiuntamente da me e dal collega Azzalin, la Giunta capisca che si sta parlando di una struttura fondamentale e di un problema da risolvere”, Azzalin non ha esitato a parlare di “tradimento del Piano socio-sanitario che espone dei principi pensati per garantire l’equilibrio fra le aree e la parità di trattamento per tutti i cittadini, ma che è rimasto però lettera morta”.

L’esponente del Pd ha ricordato come, durante la seduta fiume della V commissione, “alle 4 di notte la risposta alla mia domanda sul perché venisse presa una simile decisione è stata ‘vai a dormire tranquillo che tanto la Casa di cura non chiude’. In sostanza, un silenzio assordante nel merito che è la peggiore delle risposte. Ed è inutile parlare del fatto che si tratta di una struttura privata, aldilà delle battute tragicomiche di chi ha detto che si potrebbe far acquistare al pubblico, visto che si tratta di servizi essenziali insostituibili: quello che vale per le scuole paritarie, sostenute per garantire un servizio che altrimenti il pubblico non sarebbe in grado di garantire, vale ancora di più per un pronto soccorso e per altre prestazioni essenziali. Porto Viro è baricentrico rispetto ad un’area di oltre 700 chilometri quadrati con tutti i problemi che conosciamo e con l’incidentalità della Romea e l’afflusso estivo dei turisti. Da Abano in meno di un quarto d’ora si raggiunge l’ospedale di Padova, da Boccasette dopo un quarto d’ora uno è ancora in laguna. Il problema è uno e uno solo: garantire parità di accesso alle cure tutti i cittadini”.

Concludendo, Azzalin ha sottolineato come “a parte una poco comprensibile eccezione, tutti i rappresentanti istituzionali del territorio sono uniti e pronti a dar battaglia, ora la palla passa alla Giunta, dove siede una cittadina illustre di Porto Viro. E’ il caso che faccia valere tutto il proprio peso politico e si misuri con quello che è un problema da risolvere per tutto il Delta. Noi offriamo tutta la nostra collaborazione e saremo i primi a batterle le mani se riuscirà ad ottenere il risultato che tutti chiediamo, come siamo pronti a tributarle i doverosi complimenti per l’importante risultato ottenuto sulla strategia per l’acquacoltura della quale speriamo presto di vedere i primi frutti”.




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