Delta del Po, rinvio del riconoscimento Unesco: rilievi sulla gestione, l’unica strada è l’interregionalità

Inserito il 14 Giugno 2014 in Agricoltura, Ambiente, Territorio, Turismo


Presentata un'interrogazione sull'interregionalità e replica all'assessore Coppola: “Se il Parco della Sila ce l'ha fatta ed il Delta no, forse qualcosa è stato sbagliato. Invece di riflettere sulle osservazioni riguardo alla governance, però, ci si limita a difendere careghe e gestioni personalistiche: il problema è tutto qui. Da oggi, però, gli studenti bocciati potranno dire di aver solo rinviato la promozione. Sono già state perse troppe opportunità, la Regione Veneto colmi i ritardi

“Per il Delta del Po si allontana il riconoscimento di riserva di biosfera nell’ambito del programma Mab dell’Unesco. Il motivo principale della bocciatura da parte dell’International Advisory Committee for Biosphere Reserves di Parigi è rappresentato proprio dalle carenze gestionali e da una governance che, per chi osserva con uno sguardo esterno, appare priva di senso: se è un’area unica, perché ci sono due enti diversi che se ne occupano? Non si può partire dalla fine: il riconoscimento deve essere il coronamento di un processo che parte dalla creazione di un unico parco interregionale. Se non si intraprende questa strada, tutto resta area fritta”. A dar conto del rinvio dell’ammissione è il consigliere regionale Graziano Azzalin, che già in occasione degli incontri di presentazione della candidatura aveva sottolineato come “giocare su due tavoli rappresenta il primo grave errore strategico. Come lo Stelvio non è visto come una zona di Trentino e una zona di Lombardia, ma come un’area unica, così deve essere il Delta. E la possibilità essere il primo parco interregionale italiano può e deve diventare un marchio di qualità, un esempio virtuoso da seguire, un elemento di attrazione ed un catalizzatore di attenzioni internazionali”.

 

Secondo l’esponente del Pd “la via dell’interregionalità è l’unica che può permettere al Delta di porsi a livello nazionale ed internazionale come attrattore di flussi turistici verdi, ma soprattutto di finanziamenti europei. Non ci si può presentare al mondo con due sistemi diversi di gestione, regolamenti diverse, linee programmatiche non sempre convergenti, iniziative di piccolo cabotaggio, polemiche di cortile, divisioni amministrative. Qualcuno, forse ha intravisto nel riconoscimento Unesco una sorta di scorciatoia per evitare di affrontare il cuore del problema, ma quello che emerge con chiarezza dagli argomenti utilizzati per la bocciatura da Parigi è che bisogna organizzare, gestire e regolamentare in modo diverso quest’area. Intanto, il primo risultato è che è stato perso il treno per l’Expo, alla base proprio del protocollo d’intesa firmato fra Veneto ed Emilia Romagna. Speriamo che questo serva di lezione e che non se ne perdano altri”

 

Azzalin, fra l’altro, è il primo firmatario di una legge regionale di riforma del sistema delle Aree protette del Veneto, che per il Delta del Po si propone proprio di recuperare la norma istitutiva del Parco che stabilisce un percorso verso l’interregionalità: “Sulla sponda ferrarese i segnali di disponibilità per affrontare seriamente il cammino verso l’interregionalità sembrano esserci. Ora tocca anche al Veneto, che, per troppo tempo, non ha compreso le opportunità che il Parco del Delta può offrire. E’ tempo di colmare questi ritardi e lavorare unitariamente perché questo tesoro naturale possa dare i propri frutti. Troppe occasioni sono state perse”

 

“Dalle esternazioni dell’assessore regionale del Veneto Maria Luisa Coppola e del presidente del Parco del Delta del Po del Veneto Geremia Gennari, fra l’altro, ben si capisce come i rilievi sui problemi di governance mossi dall’International Advisory Committee for Biosphere Reserves del programma Mab-Unesco e confermati dal Consiglio internazionale di Coordinamento siano assolutamente fondati. Secondo l’assessore di tutti i veneti, infatti, l’aver reso noti i rilievi e la bocciatura che ella si era ben guardata dal menzionare, è un ‘non riconoscere la bontà di un progetto portato avanti da una maggioranza di sindaci che non risponde a loro’. Da queste parole ben si capisce quale sia il problema, che non è sfuggito ai rappresentanti dell’Unesco: la visione politicizzata, la gestione clientelare e la difesa di posizioni di rendita. I personalismi sono ciò che ha impedito la costruzione di una prospettiva per il Parco del Delta del Po. Le careghe, l’assessore dovrebbe rendersene conto, in un momento come questo in cui si cerca di semplificare in tutti settori, dalle Camere di Commercio ai Senato, non sono la priorità”.

L’esponente del Pd risponde così a quelle che definisce “maldestre giustificazioni da parte di chi si era assunto di seguire l’iter anche per conto della Regione Emilia Romagna: l’analisi delle pesanti osservazioni mosse dall’Unesco sulla governance dell’area, potrebbe infatti essere un po’ più articolata rispetto all’affannoso tentativo di dire che la mancata assegnazione del riconoscimento per il 2014, ottenuto invece dal Parco della Sila in Calabria e dal Monviso, a cavallo fra Italia e Francia, con il conseguente differimento alla sessione di valutazione del 2015 non rappresenta una bocciatura, ma solo un rinvio (dunque uno studente bocciato a loro avviso deve semplicemente dire che ha rinviato la promozione di un anno). Ma il culmine del ridicolo si raggiunge quando si spiega che il parco interregionale, significherebbe che il presidente viene nominato dal Ministero dell’Ambiente (e così non è) e che questo vorrebbe dire ‘svendere un’identità conquistata e rivendicata a fatica in questi anni’. Ma di cosa sta parlando? Vuole un Parco in grado di dare opportunità a tutti o solo a qualche suo amico?”.

 

Nell‘interrogazione presentata alla Giunta regionale del Veneto Azzalin, sottolineando una risoluzione presentata il 24 gennaio 2012 per chiedere l’apertura di un tavolo di confronto sull’interregionalità con la Regione Emilia Romagna, ma mai messa in discussione, così come la proposta di legge presentata dal Pd “Sistema delle aree protette della Regione del Veneto: organizzazione, tutela e valorizzazione” nella quale si affronta anche il tema dell’interregionalità del Parco del Delta, pone una domanda secca: “Cosa ancora bisogna aspettare dopo la bocciatura dell’Unesco, perché la Regione si occupi di risolvere i problemi gestionali ed offrire una prospettiva di sviluppo attraverso l’interregionalità?”.




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