Approvato il Psr, un piano ricco che segna una strada condivisa, ma molte sono le incognite lungo il cammino

Inserito il 10 Luglio 2014 in Agricoltura, Ambiente, Bilancio, Bonifica, Lavoro, Pesca, Politica, Territorio, Turismo


Come vicepresidente della commissione agricoltura sono stato relatore di minoranza del Psr, approvato dal Consiglio. Un momento importante vista la consistenza dei finanziamenti disponibili fino al 2020, un miliardo e 184 milioni. La cornice è buona, ora resta da vedere come verrà realizzato il quadro nel dettaglio. Fondamentale sarà il monitoraggio

“L’approvazione del Piano di sviluppo rurale, che ha fatto registrare l’accoglimento di significative proposte giunte anche dal Pd, è ai quali si aggiungono 510 milioni del Fesr, 471 milioni cofinanziati dallo Stato e 202 milioni dalla Regione, ma anche perché nella sua elaborazione ha fatto registrare un positivo coinvolgimento dell’intero Consiglio regionale. Non è, insomma, una programmazione di parte, ma il tentativo responsabile di offrire una strada condivisa al settore primario del Veneto. Credo anche che sia una buona strada, anche se molte sono ancora le incognite lungo il cammino e la Regione deve ancora mettere in atto le azioni di riforma necessarie per il mondo agricolo”. E’ con soddisfazione che il vicepresidente della commissione regionale agricoltura Graziano Azzalin saluta il varo del Psr 2014/2020, dal quale era relatore di minoranza, “un piano  – spiega – meno dispersivo rispetto al passato, con un numero di misure che passa da 132 a 44. Ma sulla semplificazione molto resta ancora da fare, nella fase gestionale e di predisposizione dei bandi, per snellire il percorso burocratico delle singole pratiche”.

 

“Concordo con il presidente Bendinelli – ha detto – che ha presentato questo piano come una grande occasione. Perché stiamo di parlando di 1,184 miliardi di euro a disposizione fino al 2020. Soldi veri, non virtuali promesse ‘salvo disponibilità di cassa’: l’obbligo, dunque, è quello di sfruttarli bene, ma anche di far sì che si integrino con gli altri piani e con le politiche regionali del settore. Su questo si misura l’aspetto più carente della politica regionale, perché spesso assistiamo a una sommatoria di problemi e provvedimenti senza una convincente visione complessiva e di prospettiva. Molte riforme, come quella degli enti strumentali, sono rimaste al palo, per altre leggi mancano ancora i decreti attuativi, vedi agriturismi, mentre la centralità data all’impresa agricola non deve far dimenticare l’importanza dell’intero sistema rurale. Anche per questo, è necessario ripensare alla riorganizzazione dei Gal. Si pensi anche alla grave inadempienza riguardo ai piani di gestione delle aree della Rete Natura 2000, che riguardano il 23% del territorio veneto e per le quali non sono stati stanziati fondi proprio a causa della mancanza dei piani di gestione”.

 

“Reputo positivo – ha concluso la sua relazione Azzalin – quanto è stato deciso per l’inserimento giovanile, che è un aspetto fondamentale per dare un futuro alla nostra agricoltura, qualcosa in più forse andava fatto sulla diversificazione e sulla redditività nel suo complesso. Tuttavia, per dare un giudizio esaustivo su questo piano è quindi opportuno da un lato cercare di emendare alcune  criticità che rimangono in sospeso e che hanno avuto solo una parziale risposta dalla precedente programmazione, dall’altro valutarlo nella sua applicazione sul raggiungimento degli obiettivi prefissati ed indicati dall’Unione europea, per quanto riguarda, per esempio, gli aspetti economici ed occupazionali, la redditività delle aziende agricole, la salvaguardia dell’ambiente e a valorizzazione degli ecosistemi. Servono controlli seri e periodici ed una buona dose di flessibilità, perché sulla semplificazione qualcosa è stato fatto con la riduzione delle misure, ma molto ancora resta da fare. In particolare, occorre intervenire sulle tempistiche e sulla burocrazia che gravano sulle aziende dal momento della pubblicazione dei bandi a quello dell’effettiva erogazione dei fondi. Un periodo che attualmente si aggira fra i 240 ed i 300 giorni. La semplificazione è soprattutto su questi aspetti gestionali che dovrà intervenire pesantemente”.

 

Per quanto riguarda le correzioni apportate dal Pd, “nel maxiemendamento – spiega Azzalin -sono confluite numerose nostre istanze: l’azione emendativa, perlopiù condivisa, ha permesso così di migliorare il provvedimento per quanto attiene, in particolare, gli interventi per le piccole aziende in zone di montagna. Il ruolo dei Gal, pur prevedendo un loro riorganizzazione e razionalizzazione, ne esce rafforzato. Molto positive in particolare, le misure che prevedono le risorse per l’inserimento di giovani e per favorire il necessario ricambio generazionale. La cornice, dunque, è buona ora resta da vedere come verrà realizzato il quadro nel dettaglio, perché mai come in questo caso i fatti sono più importanti dei principi generali. Importante il fatto che vi sia già un meccanismo di valutazione dei risultati in corso d’opera, con una percentuale di fondi vincolata al conseguimento degli obiettivi specifici, ma accanto a questo monitoraggio è necessaria un’attenzione costante e una rapidità di manovra che consenta i necessari aggiustamenti in corsa. Resta il fatto che la dotazione complessiva fa capire come l’agricoltura possa e debba essere il cardine di un’azione complessiva di sviluppo del nostro territorio”.

 




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