Agricoltura sociale: il primario è pronto a sposare il terzo settore: finalmente anche il Veneto non sarà secondo a nessuno e si doterà di una legge specifica

Inserito il 16 Aprile 2013 in Agricoltura, Ambiente, Sanità, Sociale, Territorio


Va salutato con favore l’avvio della discussione del Progetto di legge n. 336 “Disposizioni in materia di agricoltura sociale”: si tratta di inquadrare normativamente esperienze già in atto, ampliando l’offerta di servizi per le comunità locali, in una situazione di evidente difficoltà, con le politiche di welfare che devono fare i conti con la contrazione di risorse. La bussola deve essere il principio di sussidiarietà

“Il settore primario è pronto a sposare il terzo settore e, finalmente, anche il Veneto non sarà secondo a nessuno e si doterà presto di una normativa specifica in materia di agricoltura sociale, ulteriore aspetto della multifunzionalità dell’impresa agricola che merita un’adeguata considerazione ed implementazione: la commissione agricoltura, infatti, ha iniziato oggi l’esame dello progetto di legge che porta la mia firma insieme a quella di altri 35 consiglieri, con la presentazione da parte del primo firmatario, il presidente del Consiglio Clodovaldo Ruffato”. Così il vicepresidente della IV commissione regionale Graziano Azzalin saluta l’avvio odierno della discussione del Progetto di legge n. 336 “Disposizioni in materia di agricoltura sociale”.

“Si tratta – spiega Azzalin – di inquadrare normativamente esperienze già in atto, si pensi alle pratiche di inserimento lavorativo o all’esperimento di ortoterapia avviato nel Delta del Po, senza contare le fattorie didattiche o la pet therapy, per le quali esiste già una specifica disciplina. La multifunzionalità dell’agricoltura si esplica, infatti, anche nella capacità di dare luogo a servizi innovativi che possono rispondere efficacemente alla crisi dei tradizionali sistemi di assistenza sociale. La natura del lavoro agricolo, infatti, si presta ad attività di integrazione, a pratiche di terapia dei diversamente abili, all’inserimento lavorativo e sociale di soggetti svantaggiati ed all’offerta di servizi educativi, di supporto alle famiglie ed alle istituzioni didattiche, oltre che alle Ulss ed agli stessi Comuni. Dall’agricoltura, dunque, può arrivare un’ulteriore offerta di servizi per le comunità locali, in una situazione di evidente difficoltà, con le politiche di welfare che devono fare i conti con la contrazione di risorse. Il nodo dei finanziamenti è fondamentale: l’agricoltura sociale non deve essere un modo per scaricare costi sull’imprenditore agricolo, né tantomeno per sottrarre risorse al capitolo generale del sociale. E’ necessario trovare un equilibrio fra tutti i soggetti che offra vantaggi a tutti, a cominciare dalla comunità, ed il principio che deve fare da bussola è quello della sussidiarietà”.




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