Bilancio, si taglia ad un’agricoltura in crisi, ma il problema è la mancanza di azione

Inserito il 6 Marzo 2014 in Senza categoria


Intervenendo in consiglio ho lanciato la sfida la maggioranza: con un emendamento chiediamo di anticipare aspetti della riforma di Veneto Agricoltura da loro proposta e vedremo se era solo un bluff. Molto da fare sulla tutela idrogeologica, preoccupazione sul Psr anche perché da una parte si dice che i fondi Ue sono un'opportunità, dall'altra si attacca l'Europa

“Le difficoltà sono note, però non mancano solo le risorse, ma anche le idee. O meglio, i fatti: dopo quattro anni siamo ancora alle promesse, senza un piano, senza una prospettiva. E il fatto che si presenti il bilancio in consiglio a marzo è la conferma dell’incapacità programmatoria, perché non si tratta di una rendicontazione ragioneristica, ma del documento con il quale si valuta la capacità di azione di una Giunta. Non solo, ma il fatto che circa metà degli emendamenti provengano dalla maggioranza denota l’assenza di priorità condivise”. E’ duro il commento del consigliere regionale Graziano Azzalin, intervenuto in aula nel corso del dibattito sul bilancio, che si è aperto ieri.

Come vicepresidente della commissione Agricoltura, è soprattutto sugli aspetti relativi al settore primario che si è indirizzata la sua analisi: “Il momento dell’agricoltura veneta non è roseo: fuoriuscita di imprese (-6,3%), crollo dell’occupazione dopo una sostanziale tenuta (-14,6%), calo dei consumi, crescita dei prezzi di produzione, problemi di accesso al credito e difficoltà a realizzare investimenti e calo del reddito medio degli agricoltori, mentre la media europea cresce. A fronte di questo, il bilancio destina appena un 1% ad un settore che, invece, avrebbe le carte in regola avere significative ricadute economiche e occupazionali. Invece, non un soldo per i Confidi, azzerati i fondi di rotazione e quelli sulle passività onerose, proprio mentre aumentano le difficoltà di accesso al credito, e quelli per le patologie animali e fitosanitarie. In più, il tema della bonifica, o meglio della difesa idrogeologica: come Pd presentiamo emendamenti sulla difesa del suolo che cercano superare la logica emergenziale ponendo questo tema come fondamentale”.

Fra gli emendamenti, uno punge sul vivo la maggioranza: “Zaia ha detto che bisogna mettere mano a Veneto Agricoltura e l’assessore Manzato tempo fa ha detto che la mancata riforma di questo ente e dei parchi ci hanno fatto perdere 8 milioni. La cifra, ovviamente, è una boutade perché anche chiudendo Veneto Agricoltura e tutti i Parchi, mandando tutti i lavoratori a casa, queste cifre non si raggiungono. Ma qualcosa si può fare: come Pd, siamo andati proprio a prendere alcuni aspetti della riforma presentata dalla maggioranza, come lo spostamento di funzioni, e chiediamo alla stessa maggioranza di smettere di bluffare e di approvare una parte di quanto da loro proposto”.

“Per quanto riguarda il Psr – ha aggiunto Azzalin – più che la mancanza di una visione, c’è un problema di strabismo. Se, infatti, sia Zaia che Manzato parlano qui delle opportunità offerte dai bandi europei, entrambi fanno parte di un partito che quotidianamente attacca l’Ue. E lo stesso presidente ha detto che gli euroburocrati sono dei criminali che con le loro decisioni affamano i cittadini e che il Veneto l’indipendenza non la chiede solo da Roma ma anche da Bruxelles. Se ci fosse un minimo di coerenza, si dovrebbe rinunciare ai fondi del Psr, ma ovviamente si tratta di bieca propaganda, anche se sul Psr c’è grande incertezza: in un anno di transizione, i bandi devono essere approvati entro fine anno, contestuamente al bilancio 2015 e, visto che questo non è mai riuscito a questa Giunta, abbiamo forti preoccupazioni. Il rischio è che si perda un anno e per le aziende, questo sarebbe esiziale. Ma tutto il quadro dei fondi strutturali è avvolto dalla nebbia: oltre al problema dei tempi, c’è quello dell’integrazione. E, soprattutto, di una mancanza di riforme e atti necessari: dalla riorganizzazione degli enti strumentali alla semplificazione della filiera, dal consumo di suolo al piano energetico, dalla semplificazione, con delibere che giacciono nei cassetti, alla tutela idrogeologica, dai parchi e dalla tutela della biodiversità fino a un progetto serio per l’occupazione. Insomma, bene che si paghino i debiti, ma per il futuro cosa si fa concretamente?”




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