Quello di Zaia è uno sfregio istituzionale gravissimo: ‘invitare’ i dipendenti a inserire l’immagine ufficiale del referendum-truffa in tutte le loro corrispondenze, rappresenta una scorrettezza senza precedenti.
“Quello di Zaia è uno sfregio istituzionale gravissimo: ‘invitare’ i dipendenti a inserire l’immagine ufficiale del referendum-truffa del 22 ottobre in tutte le loro corrispondenze, rappresenta infatti una scorrettezza senza precedenti”. Questo il commento del consigliere del Partito Democratico Graziano Azzalin a proposito della campagna di comunicazione ‘a costo zero’ promossa da Palazzo Balbi, con la circolare spedita dal direttore dell’area Programmazione e sviluppo Maurizio Gasparin.
“Evidentemente per il presidente il referendum è come una guerra nella quale ogni mezzo diventa lecito. È invece inaccettabile che le istituzioni vengano piegate e utilizzate per un uso di parte, per una battaglia che Zaia vuol far diventare un plebiscito personale. Tutt’altra cosa rispetto al referendum sulle trivelle, dove il Veneto era tra le Regioni promotrici, ma per il quale il governatore non si è scomodato più di tanto. Mi chiedo cosa sarebbe successo se una cosa del genere l’avesse fatta Renzi per il referendum costituzionale del 4 dicembre per il quale non era neanche necessario il quorum. Mancano ancora tre mesi al 22 ottobre e non fatico a immaginare il bombardamento mediatico cui saremo sottoposti, con l’occupazione impropria di spazi come ad esempio i siti web delle Ulss, contenitori che dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per informare i cittadini sui servizi forniti”.
“Se qualcuno, anche nel mio partito, ha ancora dei dubbi, la risposta è servita – incalza ancora il consigliere polesano – Questa consultazione è un’enorme campagna propagandistica per la Lega e per il governatore, in particolare, che ha dichiarato come questo sia solo l’inizio. Dire sì al referendum significa condannarci alla subalternità rispetto a Zaia, che sta trasformando l’inutilità di questa consultazione in un evento di importanza strategica, sostenuto a colpi di pubblicità ingannevole. Zaia, così come il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, andrà a spendere soldi pubblici per ottenere ciò che il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini ha avuto gratis, ovvero l’apertura di una trattativa con il Governo per attivare l’articolo 116 della Costituzione. La Regione – conclude Azzalin – ha invece voluto intraprendere la strada, anzi il vicolo cieco, del referendum, con una richiesta generica che non dice quali nuove competenze il Veneto si attribuirebbe e che non porterà a niente, se non a sprecare 14 milioni pagati dai contribuenti”.