Quella di Zaia è un’autonomia al contrario: con questa operazione ha certificato la gestione fallimentare della Regione.
“Quella di Zaia è un’autonomia al contrario: con questa operazione ha certificato la gestione fallimentare della Regione. La cessione delle strade e della relativa governance ad Anas è sì storica, ma non nel senso inteso dal governatore”. È quanto afferma in una nota il Partito Democratico commentando l’accordo che cambia la composizione societaria di Veneto Strade che diventerà controllata da Anas, con il 51% del capitale e la nomina di amministratore delegato, direttore generale e direttore tecnico. Oltre ad avere la maggioranza nel Cda.
“Zaia, come d’abitudine, dice una cosa e ne fa un’altra. Mercoledì a Roma ci sarà la firma della preintesa con il Governo per ottenere l’autonomia su alcune competenze: che senso ha far marcia indietro sulle strade? Comunque l’elenco delle competenze si accorcia, da 23 a 22 , visto che di regionalizzare le strade fino al 2032 non se ne parla. A ottobre c’è stato un referendum, sono stati spesi 15 milioni per chiedere più autonomia e questo è il risultato? Il governatore ha una singolare concezione di autonomia: in realtà un’operazione simile è l’antitesi del federalismo. La cessione di Veneto Strade fa il paio con la proroga senza gara del servizio ferroviario a Trenitalia. Da un paio di mesi a questa parte Roma non è più ladrona, ma farà da padrona su strade e ferrovie venete. Lo dicevamo e il governatore ci sta dando ragione: chiedere tutto non è necessario e a volte neppure utile”, aggiunge il capogruppo Stefano Fracasso.
“Tutta l’operazione Veneto Strade partita ancora nel 2001-2002 con la Giunta Galan è miseramente fallita – prosegue la nota – Dopo quasi 20 anni è stato necessario ritornare le competenze a Roma per garantire attraverso la fiscalità generale centrale le risorse per il finanziamento della gestione e manutenzione della rete stradale veneta (21 milioni di euro anno: dichiarazione stampa) e ulteriori finanziamenti per le manutenzioni programmate (10 milioni di euro/anno)”.
“Sul piano operativo – dice il consigliere Graziano Azzalin – rimangono molti punti di domanda riguardo all’operazione Veneto Strade, a partire dal mantenimento della sede a Belluno per proseguire con il contenzioso da oltre 25 milioni di euro tra la società e la stessa provincia di Belluno, di cui non c’è traccia nell’intesa. Chi pagherà? E la riclassificazione delle strade potrebbe penalizzare proprio l’area montana che è quella con maggior necessità di intervento. Sull’efficienza stendiamo un velo pietoso, basta vedere come Anas gestisce la Transpolesana, la Romea o la viabilità Rovigo-Padova. Senza dimenticare cosa è accaduto lo scorso dicembre a Cortina con la Statale Alemagna”.
“Ma il problema – evidenzia Bruno Pigozzo – è, oltre che politico, anche economico. Non condividiamo i toni trionfalistici del governatore a proposito del re-investimento sul territorio di 300 dei 600 milioni di utili che incasserà Cav tra il 2020 e il 2032. Mancano all’appello almeno altri cento milioni. È una promessa, non c’è niente di certo e definitivo, i vantaggi di cui parlano Zaia e l’ad Armani sono tutti da dimostrare. Forse, piuttosto che destinarli a vari rivoli per il finanziamento, sottopassi vari, allargamenti di strade di quartiere, insomma prebende elettorali, sarebbe il caso di riprendere i protocolli per il completamento delle opere complementari al Passante di Mestre ma che mai hanno trovato la copertura finanziaria (ricordo la vertenza giudiziale del Comune di Mirano). E infine il recupero del 10% dei costi di gestione: non è chiaro se il recupero di efficienza determinerà una perdita occupazionale”.
“Giovedì prossimo l’assessore De Berti sarà in audizione in commissione Territorio come da nostra richiesta – conclude Fracasso – Avremo modo di farle queste e molte altre domande. Si tratta di una partita strategica per il Veneto, ma non c’è dubbio che la presunta autosufficienza veneta è giunta al capolinea. La soluzione prospettata per Veneto Strade lo dimostra”.