Oggi parte la campagna elettorale per il referendum, la ‘madre di tutte le battaglie’ per Zaia che subito toglie il velo.
“Oggi parte la campagna elettorale per il referendum, la ‘madre di tutte le battaglie’ per Zaia che subito toglie il velo: gioca a fare il ‘presidente martire’ dichiarando di essere pronto a farsi arrestare e sposa nuovamente la causa secessionista, evitando però un confronto nel merito. Da settimane assistiamo ai suoi monologhi negli ovattati salotti televisivi e leggiamo i lunghi post su Facebook. Ma una persona così convinta delle proprie ragioni non dovrebbe temere di discutere con chi la pensa diversamente, è sintomo di debolezza”. Il consigliere del Partito Democratico Graziano Azzalin sollecita il governatore a confrontarsi in vista della consultazione del 22 ottobre.
“A meno che non voglia limitarsi a una propaganda di bassa lega, oltre a sottovalutare i rischi di una deriva separatista ai cui esponenti liscia invece il pelo, farebbe bene a confrontarsi e approfondire le tante questioni sul tavolo, in modo che i veneti possano decidere in maniera consapevole se andare a votare o restare a casa perché comunque questo referendum non servirà a niente. Parliamo di contenuti, a cominciare dal residuo fiscale, che non ammonta certo ai 19 o 22 miliardi sbandierati dalla Lega ma a 3,5 e che non ha niente a che vedere con l’autonomia. Potremmo poi discutere su come mai la Giunta, questa e le due precedenti, non abbiano mai avviato una trattativa con Roma, soprattutto quando al Governo c’era il centrodestra. Invece di dire bugie, entriamo davvero nel merito del referendum”.
“Ma al di là degli slogan – insiste Azzalin – Zaia fa fatica e allora mischia le carte. Oggi afferma che il Veneto è come la Catalogna: lui e la Lega spieghino agli elettori, per non alimentare strane illusioni, che si vota per un maxi sondaggio costosissimo e dell’esito scontato, non per l’autonomia, né , tantomeno, per l’indipendenza. Basta con questi squallidi giochini”.