Trivellazioni, la comunanza d’intenti è il segno di un mutamento culturale

Inserito il 13 Novembre 2012 in Blog


Alla conferenza internazionale delle Regioni adriatiche e ioniche sulla “Salvaguardia delle coste dall’estrazione i idrocarburi in mare” che si è tenuta a Venezia, ho evidenziato i costi della subsidenza sostenuti dal Delta del Po, oggetto di estrazioni fino al 1961: la salvaguardia dell’assetto idrogeologico è la più grande opera pubblica che si possa avviare in questo momento e la prevenzione è a costo zero. E’ difficile monetizzare la messa in sicurezza e la tutela, purtroppo però i conti si fanno al negativo quando avvengono disastri

Una tavola rotonda sul mare, che per un giorno ha visto Venezia tornare ai fasti della Serenissima: la conferenza internazionale delle Regioni adriatiche e ioniche sulla “Salvaguardia delle coste dall’estrazione i idrocarburi in mare” si è posta come obiettivo quello di ribadire la volontà delle istituzioni regionali a fermare le trivellazioni a largo delle coste a seguito delle aperture normative del Governo. Al tavolo dei relatori anche il consigliere regionale Graziano Azzalin, polesano, primo firmatario della proposta di legge statale “Interventi di tutela dal fenomeno della subsidenza dei territori delle province di Padova, Rovigo e Venezia”, approvata dal Consiglio regionale del Veneto ed in attesa di essere convertita in legge dello Stato dal Parlamento. E proprio la subsidenza è stata al centro dell’intervento del “padrone di casa”, il presidente del consiglio regionale del Veneto Clodovaldo Ruffato, che oltre a focalizzare l’attenzione sugli effetti delle trivellazioni in mare sull’equilibrio di Venezia, ha ricordato come le estrazioni metanifere in basso Polesine, avvenute fino al 1961 abbiano prodotto danni evidenti al territorio del Delta del Po.

“E’ un tema tanto complesso quanto delicato – ha affermato Azzalin – Ed è importante che oggi, consapevoli dei rischi, ribadiamo una volontà politica e istituzionale chiara e trasversale. Il fulcro del ragionamento non è però tanto ambientale quanto economico. In un momento dominato dal tema del risparmio, è bene vedere in concreto quali sono gli effetti che delle estrazioni del metano nel Delta del Po, costi che rimarranno anche cancellando le province come quella di Rovigo: ad oggi, a causa della subsidenza, sono stati spesi 3mila milioni per le nuove arginature, 500mila euro per la rete idraulica minore ed ogni anno viene sostenuta una spesa di un milione e mezzo di euro per tenere in funzione le idrovore. Questi sono in concreto gli effetti delle estrazioni, che nessuna royalty può coprire e che nessuna multinazionale si sogna di sostenere una volta terminate le estrazioni. La salvaguardia dell’assetto idrogeologico è la più grande opera pubblica che si possa avviare in questo momento e la prevenzione è a costo zero. E’ difficile monetizzare la messa in sicurezza e la tutela, purtroppo però i conti si fanno al negativo quando avvengono disastri”.

La lunga mattinata di dibattito ha visto susseguirsi gli interventi dei presidenti dei consigli regionali della Puglia Onofrio Introna, del Friuli Venezia Giulia Maurizio Franz e del Molise Mario Pietracupa, del viceministro dello Sviluppo sostenibile del Montenegro Andro Drecun, del consulente del ministero dell’Ambiente della Slovenia Jure Likar, dei professori dell’Università di Padova Vladimiro Achilli e Andrea Menin, del vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani, degli assessori all’Ambiente di Puglia e Veneto Lorenzo Nicastro e Maurizio Conte, dei consiglieri regionali veneti Pietrangelo Pettenò e Carlo Alberto Tesserin, e dei presidenti delle commissioni Ambiente di Camera e Senato Angelo Alessandri e Antonio D’Alì. Assente il ministro Corrado Clini, al posto del quale è intervenuto il direttore generale del Mpaaf Angelo Grimaldi. Tutti gli oratori hanno manifestato la comune preoccupazione per il futuro dell’Adriatico, “mare fragile e scrigno di ben altre ricchezze”, chiedendo un’attenzione alle possibilità offerte dallo sviluppo sostenibile.

“La comunanza d’intenti che si è manifestata oggi – commenta Azzalin – è il segno evidente di come chi vive da vicino le istanze del territorio ed in questo è calato, come appunto i rappresentanti regionali, non intende che questo sia svenduto ed è anche il segno che c’è una nuova consapevolezza. Il principio di precauzione, infatti, non è però il solo motivo di questa espressa volontà di fermare le trivellazioni, che è frutto anche e soprattutto di un nuovo approccio culturale. Un segnale di grande speranza, dunque, che guarda ad orizzonti più ampi e lungimiranti, nonostante i segnali provenienti da Roma non siano certo rassicuranti, come, purtroppo, conferma la stessa assenza del ministro Clini a questo importante appuntamento. Rassicurante l’impegno che il senatore D’Alì ha preso riguardo all’accelerazione delle proposte di legge che sono ferme in Parlamento, compresa quella approvata dal consiglio regionale del Veneto”.




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