Ripartire dal protagonismo giovanile e dal rinnovato senso civico per affrontare le sfide future

Inserito il 4 Gennaio 2020 in Blog


Ripartire dal protagonismo giovanile e dal rinnovato senso civico per affrontare le sfide future e garantire al Veneto un nuovo modello di sviluppo basato su sostenibilità, giustizia sociale e partecipazione

Con l’inizio del nuovo anno è tempo di bilanci su ciò che ci lasciamo alle spalle, in modo da prepararci al meglio alle sfide future, a partire dalle elezioni della prossima primavera. Del 2019 saluto anzitutto il ritrovato e incoraggiante protagonismo giovanile. Le migliaia di ragazzi e ragazze scesi in piazza per l’ambiente hanno lanciato un monito che la politica non può ignorare: il pianeta è a rischio e non si salva con le battute, liquidando come ‘gretini’ i manifestanti. Il negazionismo della Regione Veneto è l’altra faccia della medaglia: nella sessione di bilancio sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti per contrastare i cambiamenti climatici, ironia della sorte proprio nelle stesse ore in cui Venezia finiva drammaticamente sott’acqua. L’assenza di risorse per l’efficientamento energetico degli edifici, l’azzeramento dei fondi a disposizione dei Consorzi di bonifica per fare la manutenzione ordinaria e straordinaria, una legge sul consumo di suolo totalmente inefficace visto che siamo al primo posto per aumento di cementificazione, la mancata gestione del patrimonio boschivo su cui la Regione non investe da tempo sono precise scelte politiche che chiamano direttamente in causa un governo veneto che fa acqua non solo con le piene!

Ma, tornando ai giovani, non possiamo non sottolineare il problema dei talenti in fuga.  Il Veneto è al secondo posto per numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero. La vera emergenza migratoria non è quella di chi arriva qua con il barcone come vorrebbe farci credere la Lega ma di chi, una volta terminati gli studi, fa le valigie. I tre milioni del programma ‘Inn-Veneto’ per far rientrare i cervelli in fuga sono una misura parziale, servono interventi strutturali, di carattere continuativo, per invertire il trend. E non è solo una questione economica, ma di attrattività di un territorio nel suo complesso, dai servizi che offre per gli universitari, a partire dalle borse di studio. Il capitale umano è fondamentale per lo sviluppo e la ricchezza di un territorio e le istituzioni devono agire in modo intelligente: le risorse, se c’è volontà politica, si trovano. Altro che 200mila euro per regalare bandiere venete ai nuovi nati!

Dobbiamo ripartire anche da una rinnovata coscienza civile, quella che ha spinto migliaia di veneti a protestare, insieme a noi, contro la legge sull’edilizia residenziale pubblica. In assenza di una politica regionale, la Giunta ha provato a spostare l’attenzione sui furbetti che non hanno diritto ad avere un alloggio popolare per nascondere il vero scandalo: ci sono 15mila famiglie in lista di attesa e oltre 4mila alloggi sfitti per assenza di manutenzione, una situazione che è peggiorata durante il doppio mandato Zaia. Le proteste hanno convinto la Regione a fare retromarcia sulla legge e sul regolamento attuativo, ma ancora non basta.

Sul fronte sociosanitario l’eccellenza veneta rischia di diventare un contenitore vuoto: le liste di attesa non diminuiscono, la risposta di Zaia ha puntato sull’offerta senza affrontare adeguatamente il tema dell’appropriatezza delle prestazioni, per non parlare dell’esternalizzazione dei servizi di pronto soccorso chiamati a gestire anche i codici bianchi, ebbene ciò è l’ammissione implicita del fallimento o meglio dell’assenza di un dialogo virtuoso con la sanità territoriale. La carenza di personale è un problema vero che però riguarda solo le strutture pubbliche: la Regione si è chiesta il perché?

Resta poi sempre aperto il tema della riforma delle Ipab, attesa da quasi vent’anni: uno stallo che ha favorito l’ingresso in Veneto del privato commerciale nella gestione delle case di riposo. Lo squilibrio tra posti letto accreditati e quote sanitarie effettivamente ‘coperte’ fa sì che ben 7mila famiglie siano costrette a pagare interamente il ricovero di un proprio caro, sborsando fino a 3mila euro al mese.  Anche questo è un modo per ‘mettere le mani in tasca ai cittadini’ smentendo la retorica sul Veneto Tax Free, un modello assai ingiusto e che avvantaggia solo una minima parte di veneti, quella più ricca. Alla faccia della Lega partito amico del popolo.

Credo si debba ripartire da queste rivendicazioni, oltre a far leva sulle battaglie più recenti e su un rinnovato senso civico per vincere le sfide che ci attendono e che non sono più rinviabili: garantire al Veneto un nuovo modello di sviluppo basato su sostenibilità, giustizia sociale e partecipazione.




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