Emergenza coronavirus – Gruppo Pd: “Tamponi, personale e risorse: le case di riposo sono la priorità.”

Inserito il 6 Aprile 2020 in Blog


"Necessarie e urgenti misure finanziare di sostegno”

“Le case di riposo devono essere l’assoluta priorità in questo momento; c’è un ritardo oggettivo da colmare nelle azioni rivolte ai Centri servizi per anziani (Csa). Occorrono tamponi per operatori e ospiti, personale e supporto economico, dalla conferma dell’importo delle impegnative di cura del 2019 a un fondo straordinario per le spese di sanificazione e acquisto di dispositivi di protezione individuale”. A dirlo il capogruppo del Partito Democratico Stefano Fracasso insieme ai consiglieri a Palazzo Ferro Fini Graziano Azzalin, Anna Maria Bigon, Bruno Pigozzo, Claudio Sinigaglia, Andrea Zanoni e Francesca Zottis durante una conferenza stampa online sull’emergenza coronavirus.

“L’annuncio dato due giorni fa dell’assessore Lanzarin che entro il 7 aprile, quindi domani, ogni Ulss deve predisporre e presentare il piano per l’attenuazione del rischio all’interno di queste strutture testimonia la necessità di colmare un ritardo. Già il 23 marzo avevamo individuato nelle case di riposo un fronte di elevata criticità, chiedendo un monitoraggio della situazione. I gestori dei centri servizi si sono trovati ad affrontare una situazione gravissima e assolutamente inedita, spesso senza le necessarie informazioni e competenze, sarebbe un errore scaricare su di loro le responsabilità”. Anche perché, hanno fatto notare i consiglieri democratici, lo schema di convenzione approvato dalla Giunta, delibera 1231 del 2018, per il sistema dei Csa ha individuato con precisione il ruolo della Regione per le funzioni sanitarie: individuazione del medico coordinatore dei Csa; garantire l’assistenza medica per ospiti non autosufficienti; garantire l’assistenza medico specialistica; fornitura dei farmaci e fornitura dei Dispositivi di protezione individuale. “È il momento di un forte supporto al sistema della residenzialità per anziani del Veneto, che si prende cura di oltre 30.000 persone e impiega almeno altrettanti operatori. Esprimiamo agli operatori il nostro ringraziamento per quello che stanno facendo e chiediamo che vengano messi in condizione di farlo al meglio e senza rischi. Perciò richiamiamo nuovamente la necessità di una comunicazione coerente, che oltre all’effetto-annuncio chiarisca il dove, il quando e il quanto. Purtroppo le annunciate campagne di ‘tamponi di massa’ hanno avuto effetti negativi sugli operatori, che si sono domandati quali fossero le priorità in un momento in cui loro non erano ancora stati sottoposti a queste misure. È importante che si abbia contezza della situazione, perciò abbiamo chiesto che vengano messe a disposizione tutte le informazioni”.

“Devono essere effettuati i tamponi agli operatori e agli ospiti delle case di riposo – è il primo sollecito del gruppo dem – Inoltre occorre verificare la disponibilità di dispositivi di protezione individuale e visita di personale dei servizi di igiene pubblica in ogni casa di riposo. C’è poi bisogno di supporto medico diretto, non bastano le circolari. Senza la garanzia di Dpi e senza opportuna formazione sulle pratiche terapeutiche, non solo non si troverà nuovo personale, già comunque difficile da reperire, per la pregressa carenza) ma non si riuscirà nemmeno a far rimanere quello che c’è. Chiediamo quindi che nel Piano di sanità pubblica dedicato ai Csa siano compresi specialisti delle Cure palliative”.

Un altro invito del gruppo consiliare del Pd riguarda l’attivazione immediata in tutte le Ulss delle Conferenze dei sindaci, con cadenza settimanale, per coordinare le misure con i Comuni. “Ancora in troppe Ulss non c’è coinvolgimento dei primi cittadini nella gestione dell’epidemia dentro e fuori le case di riposo. I Csa sono uno snodo fondamentale dell’integrazione socio-sanitaria e i Comuni possono svolgere un’azione di cooperazione e supporto nella sorveglianza attiva”.

Due, invece, le richieste sul fronte economico: conferma dello stesso importo delle impegnative di cura per il periodo da febbraio a settembre 2019, pari a 330 milioni, in modo da non creare incertezza sull’incasso del contributo regionale da parte dei gestori e un fondo straordinario di almeno cinque milioni per far fronte alle maggiori spese per sanificazione e acquisto Dpi, da inserire nella variazione di bilancio.

“In queste settimane di emergenza – hanno poi ricordato – abbiamo intensificato i rapporti con le tante realtà territoriali coinvolte.Numerosi i video-incontri con i sindaci, le categorie economiche, le rappresentanze delle istituzioni di pubblica assistenza, del trasporto pubblico, della formazione, della cultura. Un’azione silenziosa quanto necessaria per raccogliere istanze e saldare la coesione sociale. Ci auguriamo che gli sforzi di restrizione alle libertà personali e di impresa di queste settimane possano permetterci una ripresa quanto prima della vita economica e sociale. Ci vorranno risorse finanziarie ingenti, strumenti di tutela dei più deboli e bisognerà mobilitare il capitale sociale e politico dell’intera regione. È ora che si apra un tavolo per la ripartenza anche in Veneto, che coinvolga tutti gli attori e tutte le forze politiche. Noi ci siamo”.




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