Sulla Bellelli la Regione ammette, seppur parzialmente, di aver sbagliato ma non è stata fatta ancora chiarezza sugli effetti dell’intera operazione.
“Sulla Bellelli la Regione ammette, seppur parzialmente, di aver sbagliato ma non è stata fatta ancora chiarezza sugli effetti dell’intera operazione. Com’è possibile essere rientrati della perdita ‘grazie all’attività di gestione complessiva dello strumento finanziario denominato Patrimonio destinato’, visto che questa misura è stata utilizzata solo per la Bellelli e quando è in corso un contenzioso, poiché il fallimento non permette di recuperare le quote azionarie? L’affermazione della Giunta non regge tecnicamente e deve essere spiegata in modo esaustivo, altrimenti presenterò una nuova interrogazione”. Non è soddisfatto il consigliere regionale del PD Graziano Azzalin della risposta ricevuta in aula all’interrogazione a risposta immediata sull’azienda polesana, dichiarata fallita dal Tribunale di Rovigo lo scorso 9 febbraio e cui la Regione, tramite Veneto Sviluppo, deteneva il 22% delle quote.
“L’unico dato positivo, se così si può definire, è l’ammissione dell’errore, testimoniato dalla volontà, già a ottobre 2014, di vendere l’intera partecipazione societaria, operazione poi non andata a buon fine. Ma è sbagliato dare tutta la colpa ai vertici aziendali, senza fare autocritica – dice Azzalin – È necessario fare una profonda riflessione sul piano politico sulla bontà di questo strumento, avviato e utilizzato esclusivamente per la Bellelli e capire quali modifiche apportare dal punto di vista legislativo. È bene sostenere l’imprenditoria veneta anche con denaro pubblico, ma le condizioni vanno chiarite in partenza. Anzitutto ci deve essere una ricaduta occupazionale, con verifica costante se ciò accade o meno, quindi occorrono garanzie ulteriori per il recupero dei soldi dei cittadini in caso di fallimento, garanzie che ovviamente non possono essere rappresentate dalle quote azionarie. È l’unico modo per far funzionare lo strumento del Patrimonio destinato, altrimenti la Regione lo accantoni definitivamente”.
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