Agricoltura, preoccupante il crollo dell’occupazione

Inserito il 15 Gennaio 2014 in Blog


Nell'analizzare i dati di Veneto Agricoltura sull'annata agraria 2013 non si può non notare la flessione del -14,6% dei lavoratori nel primario veneto. E' la cartina di tornasole della crisi del settore, bisogna intervenire tempestivamente

“Il crollo dell’occupazione nel settore agricolo veneto è un segnale molto preoccupante”. A dare l’allarme è il vicepresidente della commissione regionale Agricoltura Graziano Azzalin che, a fronte dei dati elaborati dai tecnici di Veneto Agricoltura sull’andamento tendenziale del settore agroalimentare veneto nel 2013 illustrati oggi come consueto anticipo della presentazione del Report consuntivo che avverrà a giugno, sottolinea come “sia necessario attivarsi subito”.

“I dati relativi all’occupazione – spiega Azzalin – sono minacciosi: la flessione del numero dei lavoratori nell’agricoltura veneta rispetto al 2012 è pari al -14,6%, nettamente superiore a quella nazionale -4,8% e al dato generale sulla perdita di occupazione che in Italia è -2,2% e in Veneto del -2,7%. In generale, si legge nel rapporto di Veneto Agricoltura, ‘diminuiscono in maniera più accentuata gli occupati dipendenti (-16,3%), rispetto agli indipendenti (-13,6%), gli uomini (-15,1%) rispetto alle donne (-13,1%). Tuttavia le flessioni si dimostrano più lievi nel caso delle donne (-5,2%) rispetto agli uomini (quasi –16%) per quanto riguarda gli indipendenti, mentre la componente femminile risulta più colpita tra i dipendenti (-21,2%), a fronte di un calo dei dipendenti maschi del 13,3%’. Anche se l’andamento è fortemente influenzato dalla dinamica occupazionale stagionale soprattutto nel secondo trimestre, in cui si registra un calo netto del numero degli occupati agricoli del 26,4% rispetto allo stesso periodo del 2012, dovuto alle avverse condizioni meteorologiche, sono numeri che non possono essere sottovalutati. Preoccupante anche la contrazione del numero delle imprese, con un -6,3% rispetto allo stesso periodo del 2012, ma in questo caso scontiamo anche il problema del sottomensionamento e della scarsa tendenza all’aggregazione e la riduzione può dunque avere effetti tendenzialmente anche meno negativi di quanto possa sembrare. La cartina di tornasole di una crisi che arriva a toccare pesantemente anche l’agricoltura è dato dal crollo dell’occupazione, sulla quale bisogna avviare azioni tempestive”.

Concludendo con uno sguardo ai dati sulla produzione e sul reddito, Azzalin evidenzia come “in realtà il 2013 è stato migliore del 2012, anche se ci voleva poco, visto che in quell’annata si è dovuto fare i conti con l’eccezionale siccità. Guardando ai singoli comparti, sempre in crescita il vino e la soia, cala la patata. Torna a sorridere il mais, prima produzione veneta con un aumento del fatturato del 23%, mentre crolla per il frumento, -20% quello tenero e ben -40 quello duro. La piovosità primaverile ha invece creato difficoltà alle semine della barbabietola da zucchero, con superficie e produzione scese di circa il 27%. Anche le colture orticole hanno risentito dell’andamento climatico anomalo, con cali produttivi del 40% per le patate, dell’8% per il radicchio, del 9% per la lattuga, del 7% per l’aglio e del -25% per l’asparago. Sostanzialmente stabile il settore carni, così come la pesca, che tuttavia ha perso nel corso del 2013 altre 14 imbarcazioni della propria flotta ed ha visto le catture scendere del 6,2%. A tenere a galla il settore, oltre ad un aumento dei prezzi, i risultati positivi della produzione di bivalvi in mare”.




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