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Il Piano socio-sanitario non ha padri, ma solo Padrin - Graziano Azzalin

Il Piano socio-sanitario non ha padri, ma solo Padrin

Inserito il 20 Novembre 2011 in Bilancio, Lavoro, Sanità, Sociale


Per quanto riguarda la bozza di Piano socio-sanitario, il presidente della commissione Sanità è l’unico che in qualche modo difende le linee adottate, mentre da parte della Giunta vi è un totale distacco che lascia adito a giochi ed accordi trasversali che vedono gli esponenti delle varie province arroccarsi in difesa delle proprie realtà svuotando di contenuti il tema della programmazione generale e trascurando le caratteristiche di territori con minor peso politico e meno rappresentanti

 

“Se ci troviamo oggi in questa situazione è sì per un problema di scarsità di risorse che, inevitabilmente va a incidere sul settore, ma anche e soprattutto perché ci troviamo a concertare un nuovo Piano socio sanitario dopo 15 anni di sgoverno e di crescita della sanità senza un disegno organico nella nostra regione”. Il consigliere regionale Graziano Azzalin ha esordito così nel suo intervento al convegno organizzato dalla Cgil Fp e Spi di Rovigo Quale sistema socio-sanitario per il Polesine?, al quale hanno preso parte, fra gli altri, anche il consigliere Cristiano Corazzari ed il consigliere Leonardo Padrin, presidente della V commissione e “relatore” del nuovo Pssr.

Prendendo spunto anche dalle sollecitazioni giunte dalle relazioni del segretario della Fp Cgil Davide Benazzo e del segretario regionale dello Spi Cgil e dagli interventi del sindaco di Rovigo Bruno Piva, dalla presidente della Provincia Tiziana Virgili, del vicepresidente e assessore alla Sanità Guglielmo Brusco, dai presidenti delle conferenze dei sindaci delle Ulss 18 e 19 Antonio Bombonato e Marina Bovolenta, il consigliere del Pd ha posto l’accento su quelli che ha definito “i tre pilastri della futura programmazion, l’equità nell’accesso alle prestazioni, l’omogeneità nell’erogazione dei servizi e la garanzia di continuità assistenziale, per capire come verranno declinate nei fatti”.

“Quello che mi preoccupa – ha sottolineato Azzalin – è che di fatto questo piano che è stato presentato, si potrebbe dire che non ha padri, ma solo un Padrin. Ovvero, il presidente della commissione è l’unico che in qualche modo difende le linee adottate, mentre da parte della Giunta vi è un totale distacco che lascia adito a giochi ed accordi trasversali che vedono gli esponenti delle varie province arroccarsi in difesa delle proprie realtà svuotando di contenuti il tema della programmazione generale e trascurando le caratteristiche di territori con minor peso politico e meno rappresentanti. Oltre, dunque, a invitare tutti i consiglieri a confrontarsi su un quadro più ampio e a non trascurare le peculiarità del Polesine, vorrei che anche all’interno del Polesine si trovasse la forza per fare squadra fra tutte le componenti politiche, del mondo sindacale e degli stessi operatori del mondo socio-sanitario, che sono la vera ricchezza di questo settore. Certo, c’è un rapporto squilibrato fra pubblico e privato, lo ha sentenziato la Corte dei Conti oltre all’ammissione di colpa dello Stesso Zaia, ma in questo momento il Polesine ha bisogno che si cerchi tutti insieme una strada per uscire dalla palude in cui rischia di essere confinato. Non ci può essere una riforma giusta senza la partecipazione di tutti e, in particolare, senza il contributo di chi opera nella sanità ad ogni livello”.

Il consigliere regionale ha poi citato la delibera di giunta dell’8 novembre con la quale si stabiliscono le nuove tariffe dei ricoveri ospedalieri. “Questo è l’esempio lampante – ha rimarcato – di come a fianco di una programmazione generale e concordata, la Giunta continui ad agire con altri strumenti per attuare politiche che non sono armonizzate fra loro. Si pensi che il progetto del monoblocco di Trecento risale al 1988 con un investimento di 50 miliardi di lire per realizzare 450 posti a fronte dei 682 che garantivano i quattro vecchi ospedali. Questo vuol dire che è giusto che la struttura venga ripensata, ma sarebbe doloso abbandonarla dopo che si è investito tanto e che si è già chiesto un sacrificio al territorio”.




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