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In fumo la legge veneta sui cannabinoidi per finalità terapeutiche, il Pd s'infiamma - Graziano Azzalin

In fumo la legge veneta sui cannabinoidi per finalità terapeutiche, il Pd s’infiamma

Inserito il 20 Febbraio 2015 in Sanità, Territorio


I consiglieri Pd: “Le linee guida approvate dalla giunta Zaia affossano la legge approvata all'unanimità in aula: dopo gli spot uno schiaffo a consiglio, medici e pazienti. Coletto dia spiegazioni”

“Basta con gli slogan smentiti dai fatti e con le prese in giro: ancora una volta assistiamo ad atti che non sono conseguenti con i proclami e, in questo caso, lo si fa giocando addirittura con la salute dei veneti. L’assessore alla Sanità Luca Coletto deve assolutamente venire in commissione a fornire le dovute spiegazioni: il Veneto, infatti, era stata la seconda Regione dopo la Toscana a dotarsi di una legge sull’uso dei derivati cannabinoidi, approvata all’unanimità dal consiglio regionale. Dopo due anni e mezzo la Giunta ha approvato la delibera attuativa e scopriamo che di fatto rende assolutamente inutile la legge e ne sconfessa in toto la ratio”. E’ durissimo l’attacco del vicepresidente della commissione Sanità Claudio Sinigaglia, del capogruppo Pd Lucio Tiozzo e dei consiglieri Bruno Pigozzo e Graziano Azzalin, firmatario di una proposta di legge poi confluita nella legge “Disposizioni relative alla erogazione dei medicinali e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche”, alla delibera attuativa della legge stessa, la Dgr n. 2526 del 23 dicembre 2014, che contiene linee guida che ne restringono l’applicazione ai “pazienti affetti da grave spasticità da lesioni midollari che non hanno risposto alle terapie”.

“Questo equivale a dire  – sottolineano i tre esponenti del Pd – che si restringe talmente tanto il campo di applicazione da ricomprendere al massimo un trentina di pazienti in tutto il Veneto, ignorando non la più recente letteratura in materia, inevitabilmente scarsa dal momento che si tratta di cure innovative, ma anche l’importanza della sperimentazione di nuovi farmaci che permetterebbero a centinaia di pazienti di tentare la strada di cure con preparati galenici a base di cannabinoidi. Uno schiaffo al consiglio, ai medici veneti e, soprattutto, ai tanti malati che speravano che questa legge potesse offrire loro nuove opportunità di cura, fra l’altro ammettendo, come si legge nelle stesse linee guida, che vi sono ragioni sufficienti per credere che la Cannabis medicinale possa aiutare in caso di dolore e spasmi muscolari o crampi associati a sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale, nausea, perdita di appetito, perdita di peso e debilitazione dovuti a cancro o Aids, nausea e vomito associati a chemio o radioterapia per il trattamento di cancro, epatite C o Hiv, dolore cronico associato al sistema nervoso, sindrome di Gilles Tourette e glaucoma resistente alle terapie”.

Secondo Sinigaglia, Tiozzo, Pigozzo ed Azzalin, fra l’altro, “tutto questo avviene non solo in controtendenza rispetto anche alle scelte che stanno compiendo non solo Regioni decisamente più lungimiranti come la stessa Toscana, ma anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che recentemente ha affermato che i farmaci cannabinoidi sono una risposta per i pazienti con patologie gravi come Sla, sindrome di Tourette e sclerosi. e tali farmaci verranno impiegati nella terapia del dolore. Una chiusura incomprensibile che non si spiega nemmeno in termini di risparmio: infatti un medico veneto di un centro di terapia del dolore potrà, per esempio, inserire sottopelle uno stimolatore in grado di dare impulsi elettrici direttamente al midollo spinale, con una procedura molto costosa, invasiva e non scevra di complicanze, ma rimborsata dalla Regione, mentre non potrà prescrivere un estratto di cannabis, a meno che il malato non se lo paghi”.




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