Troppi soldi spesi per comunicare un referendum inutile.
“Troppi soldi spesi per comunicare un referendum inutile e con mezzi non idonei rispetto ai fini. Per dirlo in due parole, il rapporto fra costi e benefici è assolutamente sproporzionato”. Ad affermarlo sono due esponenti del Partito Democratico, il consigliere regionale Graziano Azzalin e il deputato Alessandro Naccarato che oggi hanno presentato alla Corte dei Conti un esposto contro il piano di comunicazione della Giunta relativo alla consultazione del 22 ottobre, approvato l’8 agosto con delibera numero 1235.
“Le scelte amministrative devono essere ispirare a criteri di economicità ed efficacia e non è certo questo il caso – incalzano – In un batter d’occhio siamo passati da 500mila a un milione e 200mila euro, un aumento del 140%, una spesa pari al 10% del costo di tutti gli adempimenti istituzionali. Al di là dell’ammontare, ci pare evidente che siano stati violati i principi che disciplinano la corretta gestione delle risorse pubbliche. Basti pensare al ‘traino banner su aereo’, voce prevista dal piano di comunicazione: si tratta di un’azione rivolta a una platea di utenti in significativa misura estranei alla ‘questione referendum’, perché non residenti in Veneto, come, per esempio i tanti turisti che hanno affollato le spiagge durante l’estate”.
Molti soldi, dunque, e spesi molto male. Ma non solo. I due esponenti del PD, infatti, puntano l’indice anche sulla parzialità della comunicazione. “La finalità dovrebbe essere quella di comunicare, in forma impersonale, alla generalità dei cittadini il contenuto del quesito referendario e le modalità di partecipazione. Ed è la stessa legge regionale, la 15 del 2014, a contemplare come opzione l’astensione. Invece constatiamo che la campagna della Giunta viola i compiti istituzionali, come si può ben vedere dai manifesti 6×3 affissi per le strade del Veneto e delle locandine, in vario formato, presenti nelle bacheche dei Comuni. Il non voto, infatti, viene completamente trascurato. Eppure è lo stesso legislatore nella formulazione del quesito a dare al mancato raggiungimento del quorum un effetto preclusivo: senza il 50+1 degli elettori la consultazione non è valida e viene stoppata ogni trattativa con il Governo volta a raggiungere il cosiddetto regionalismo differenziato”.
“Le risorse sono utilizzate in modo univoco – spiegano Azzalin e Naccarato – e quindi non coerente rispetto alle finalità per le quali sono state messe a disposizione dal legislatore. Tuttavia, e questo è un altro punto debole del piano di comunicazione, non è contemplata alcuna forma di monitoraggio per la verifica della attività e quindi della sua congruità. A meno che l’unico indicatore non sia il conseguimento del quorum. Si tratterebbe però di una palese distorsione dell’azione amministrativa. Insomma di cose che non tornano ce ne sono più di una, ci auguriamo che la Corte dei Conti faccia chiarezza su tutta la linea”.