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Quote latte, per favorire i furbetti del latticino l'Italia rischia di spendere cifre superiori a quelle che servono per sospendere l'aumento dell'Iva o l'Imu sulla prima casa - Graziano Azzalin

Quote latte, per favorire i furbetti del latticino l’Italia rischia di spendere cifre superiori a quelle che servono per sospendere l’aumento dell’Iva o l’Imu sulla prima casa

Inserito il 20 Giugno 2013 in Blog


Dopo la messa in mora dell'Italia da parte della Commissione europeaè bene ribadire che vi sono responsabilità precise, a cominciare da chi oggi giuda il Veneto e che per difendere gli interessi politicizzati di duemila splafonatori su 38mila allevatori, fa pagare un conto salato a tutti gli italiani

La Commissione europea ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora, prima tappa della procedura d’infrazione Ue, esortandola a recuperare ai produttori di latte, che tra il 1995 e il 2009 hanno superato le quote loro assegnate, multe per un totale stimato in almeno 1,42 miliardi di euro, in gran parte ancora non riscossi.  Ci sono responsabilità precise su questa vicenda che non vanno sottaciute, a cominciare da chi in questo momento giuda la nostra Regione e che prima ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Agricoltura, che per difendere chi non ha rispettato le regole costringe oggi tutti gli italiani a pagare sotto forma di aumento dell’Iva e Imu sulla prima casa

Tralasciando gli aspetti penali della vicenda, che riguardano l’indagine scaturita dal crack della cooperativa di agricoltori milanesi La Lombarda e che ha portato a perquisizioni nelle sedi di Milano e Torino della Lega, senza contare il caso Robusti, storico leader dei Cobas, poi europarlamentare leghista e condannato in appello proprio per vicende connesse alle quote latte,è bene sottolineare soprattutto l’aspetto politico della vicenda, a cominciare dalla grande bufala costruita dal Carroccio: per anni ha urlato sguaiatamente contro le inique sanzioni europee, omettendo che le quote riguardano innanzitutto solo quanti, fra i produttori di latte, chiedono ed ottengono finanziamenti europei che sono, tuttavia, contingentati ed erogati appunto secondo quote prefissate, anche con lo scopo di non indurre gli allevatori a produrre artificialmente troppo al solo fine di incassare i sussidi. Ed è soprattutto da sottolineare che le multe sono state comminate al nostro Paese per colpa di uno sparuto gruppo di duemila produttori su 38mila totali che, oltre a rispettare le regole ed a versare 1,8 miliardi per rilevare o affittare le quote, hanno dovuto anche fare i conti con la concorrenza sleale degli ‘splafonatori’. In Veneto, tanto per citare un dato, si parla di 300 allevatori a fronte di 4500 che hanno onestamente fatto il proprio lavoro.

Il totale della multa, fra pagato e da pagare, secondo quanto riportato dalla Corte dei conti ammonta a 4.494.433.627,53 euro, 75 euro e 62 centesimi per ogni italiano, neonati compresi. Questi 4,5 miliardi di euro, per intenderci, sono più dell’intero ammontare del gettito Imu sulla prima casa per il 2012 e circa quanto servirebbe per evitare l’aumento dell’Iva. A chi si riempie la bocca con il ‘prima i veneti’ bisognerebbe sempre ricordare che sarebbe consigliabile aggiungere l’aggettivo ‘onesti’, perché in questa vicenda, più che a Roma, i ladroni sono stati nel Nord. Far pagare un conto così salato a tutti gli italiani per colpa di quelli che Rizzo ha battezzato ‘furbetti del latticino’ è una vergogna che non si cancella. Non si tratta di piangere sul latte versato, ma di ricordare che non ci dobbiamo dimenticare chi dobbiamo ringraziare. Perché è proprio grazie alla loro scelte che paghiamo l’Imu ed un Iva più salata.

Il punto centrale è che questa multa ricada sulle spalle di tutti i cittadini e questo non è accettabile. E tutti quanti hanno responsabilità ne dovranno rispondere. Per quanto riguarda Zaia, sul piano politico non può negare il proprio coinvolgimento. Capisco che di certe azioni di governo sia meglio non assumersi la paternità, ma la Lega ha governato per quasi un ventennio ed ha compiuto scelte precise. E quella di assecondare e sfruttare politicamente gli splafonatori la Lega l’ha fatta e difesa a più riprese. Forse nelle ultime evoluzioni all’interno del Carroccio ci siamo persi qualcosa, ma ci risulta che Zaia sia ancora un esponente di quel partito, per cui o ne rinnega l’azione o se ne assume la responsabilità. Evitando fra l’altro di sconfessare anche il proprio operato, visto anche che il ruolo di ministro dell’Agricoltura l’ha ricoperto lui.

L’addebito dell’Unione europea è preciso e puntuale e riguarda comportamenti istituzionali ed amministrativi che hanno eluso le prescrizioni europee e non dato applicazione a quanto previsto sulle quote latte per il nostro Paese. Ricordo ancora, perché la propaganda omette spesso questo aspetto fondamentale, che le quote, e gli sforamenti con le multe conseguenti, riguardano solo quanti, fra i produttori di latte, chiedono ed ottengono finanziamenti europei che sono, tuttavia, contingentati ed erogati appunto secondo quote prefissate, anche con lo scopo di non indurre gli allevatori a produrre artificialmente troppo al solo fine di incassare i sussidi.

Le argomentazioni trite e ritrite che tentano di rimuovere questo unico dato di fatto sono fuori luogo. Inutile stare a puntare il dito contro gli altri nella logica del tutti ladri nessun ladro, o di far credere che si voglia addossare la responsabilità agli agricoltori. Ha ragione Ciambetti, la colpa non è degli allevatori, ma di chi ha assecondato chi non rispettava le regole ed ha garantito loro l’impuntià con promesse che ora vengo al pettine. Dobbiamo fingere di non ricordare? E credere che i miliardi di euro che tutti gli italiani dovranno pagare proprio in un momento in cui aumentano tutte le tasse, al Nord come al Sud, siano frutto del caso?

 




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