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Indipendenza: la Lega è morta, viva la Lega, scelga la serietà non le barzellette - Graziano Azzalin

Indipendenza: la Lega è morta, viva la Lega, scelga la serietà non le barzellette

Inserito il 14 Aprile 2013 in Blog


La mia riflessione a margine della riunione del comitato direttivo della Calre. Il federalismo è un tema serio e condiviso, Zaia è a un bivio: se continuare con le scazzottate da saloon e a prendere in giro i cittadini con slogan palesemente inattuabili, vestendo i panni dello spergiuro , oppure dare al Veneto il ruolo di locomotiva dell’Italia intera e trovare una strada democratica per avanzare giuste rivendicazioni

“La lega è morta, viva la Lega”. A pronunciare queste parole è il consigliere Pd Graziano Azzalin, fresco della nomina nella commissione speciale relazioni internazionali, a margine della riunione a Palazzo Ferro-Fini del comitato direttivo della Calre, l’associazione che raggruppa i presidenti delle 75 regioni europee dotate di poteri legislativi, per mettere a punto la strategia da adottare in ambito europeo per dar vita ad un sistema di finanza pubblica più decentrato. “Ad un appuntamento di tale rilievo – spiega Azzalin – la Lega, che del federalismo aveva fatto la propria bandiera, era sorprendentemente assente. Questo deve far riflettere, visto che in Veneto governa ed è di fronte a un bivio: scelga se divenire un movimento marginale che continua a prendere in giro i cittadini utilizzando slogan palesemente inattuabili o rinascere dalle proprie ceneri e divenire portatrice del federalismo più sano e condiviso da tutti, se dare al Veneto il ruolo di locomotiva dell’Italia o renderlo la barzelletta d’Europa, se rendere i veneti orgogliosi di essere tali o farli precipitare nella macchietta di Pantalone, meschino e avaro. Senza azzardare previsioni, alla Lega in Veneto restano due opzioni: o scadere nel ridicolo e continuare con le scazzottate da saloon o trovare una strada democratica per avanzare giuste rivendicazioni. La condivisibile richiesta di un riequilibrio delle risorse statali non deve tradursi in una pagliacciata elettoralistica indipendentistica”.

“E’ bene parlar chiari – aggiunge l’esponente democratico – Zaia, che giovedì sarà a Roma per eleggere il presidente della Repubblica e che ha giurato sulla Costituzione, può essere l’esempio del politico che senza difficoltà apparente arriva vestire i panni ingloriosi dello spergiuro, oppure dimostrare di voler fare concretamente il bene del Veneto. Che credibilità può avere, infatti chi sostiene un giuramento solenne sulla Costituzione, che all’articolo 5 ribadisce che la Repubblica è una e indivisibile, ed all’articolo 51 che tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi, quando poi, per mantenere in vita un partito morente, arriva a sostenere la pagliacciata di un referendum per l’indipendenza del Veneto. L’articolo 241 del codice penale, punisce con la reclusione non inferiore a 12 anni gli attentati contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato e la pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l’esercizio di funzioni pubbliche: può trovare tutti i ‘giuristi’ compiacenti che vuole, disposti a sostenere che la terra è piatta e che l’indipendenza non è in contrasto con la Costituzione, ma nessuno può negare che percorrendo questa strada dimostrerà che perfino i suoi giuramenti valgono meno di un soldo bucato”.

“La ridicola proposta di legge per indire un referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto fa leva sull’orgoglio che tutti i veneti degni di questo nome hanno di appartenere ad una terra fra le più ricche ed avanzate d’Europa, ma, invece di farne un motivo di vanto, lo riduce ad una barzelletta. Quale Stato veneto? E’ un problema economico, di sghei. E ci sarà sempre un ‘nord’ e un ‘sud’, ci sarà sempre una città più ricca ed una più povera: vogliamo davvero tornare alle città-Stato? Vogliamo la libera repubblica di Conegliano difesa da mura ed alabardieri in uniforme o vogliamo competere nel mondo? Vogliamo subire la globalizzazione rinchiudendoci in localismi autodistruttivi o giocare un ruolo internazionale? Non è bastata la Sappada sui piedi dei Comuni che hanno abbandonato il Veneto senza altra ragione che i vantaggi economici del passare in Regioni a statuto speciale? Altro che autodeterminazione dei popoli, questo è vendersi al miglior offerente. Basta prese in giro: anche solo dal punto di vista linguistico, si pensi che il consigliere Valdegamberi, promotore della legge, su Facebook scrive in cimbro. E’ questa la lingua che si dovrà parlare nelle scuole di Venezia o all’Università di Padova? In ballo c’è una partita seria, ridicolizzarla rende vana anche la strategia federalista che ha invece ragioni solide e condivise come i contributi al convegno odierno hanno dimostrato”




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