Warning: Undefined array key "HTTP_X_FORWARDED_FOR" in /home/mhd-01/www.grazianoazzalin.it/htdocs/wp-config.php on line 104
Assemblea del Pd sul Piano socio-sanitario, il mio intervento - Graziano Azzalin

Assemblea del Pd sul Piano socio-sanitario, il mio intervento

Inserito il 10 Giugno 2012 in Blog


La traccia del mio intervento nel corso dell convegno ‘Il Piano socio sanitario del veneto 2012-2016. La nuova programmazione deve garantire equità, integrazione e diritto alla salute’, organizzato a Padova lo scorso 8 giugno dal Gruppo regionale del Pd veneto in vista della discussione in consiglio regionale sul Pssr

Il compito al quale è chiamato il Consiglio regionale è di altissima responsabilità: scrivere il futuro della Sanità nel Veneto attraverso un Pano che sia in grado di correggere le storture di un sistema per oltre un quindicennio lasciato in balia di decisioni estemporanee e di matrice clientelare e di salvaguardare i livelli di welfare raggiunti in questa regione, a fronte di risorse che saranno sempre più scarse (100 milioni di euro per il 2012, 160 milioni per il 2013 3 ben 480 milioni per il 2014). Si tratta, dunque, di una partita rilevante che riguarda non solo la salute della popolazione e la qualità della vita complessivamente intesa, ma anche lo sviluppo. Il tutto non perdendo mai di vista che la sanità non può trascurare nessuno e, anzi, deve fare in modo che chi ha più difficoltà di accesso sia privilegiato rispetto agli altri: questo settore, in un Paese che ambisce ad essere moderno deve essere equa nel senso pieno del termine, inclusiva e per tutti.

Il Partito democratico ha scelto di interpretare un ruolo di opposizione governante ed in V commissione è riuscito ad ottenere significative modifiche rispetto al piano proposto dalla Giunta e, ora, ha deciso di andare al “vedo”  di fronte ad una maggioranza che non sin è ancora capito in che misura sostiene  quanto proposto, ad iniziare dal presidente Zaia, che si è anzi dilettato nella ormai consueta pratica di distogliere l’attenzione e di parlar d’altro. In questi mesi di dibattito, non una voce esplicativa si è levata, infatti, dalla maggioranza per spiegare cosa era stato deciso e qual era la proposta complessiva. Il piano, insomma, è quasi disconosciuto da chi lo ha proposto, sembra un figlio di nessuno, anche se ha un buon “Padrin”.

Il piano uscito dalla commissione fa leva su principi teoricamente condivisibili: da dove nascono, allora, le preoccupazioni le perplessità del nostro partito?

I problemi da risolvere riguardano:  gli squilibri fra aree in termini di servizi e investimenti, l’eccesso di offerta di alcune prestazioni, le difficoltà peculiari di alcune zone (montagna, laguna, Polesine), il rapporto squilibrato fra pubblico e privato che dovrebbe essere impostato in termini di sussidiarietà e non di mera concorrenzialità.

Due parametri che vanno poi tenuti in debita considerazione sono: la densità demografica (a basse densità corrispondono costi più alti,rendendo i servizi non competitivi nel confronto con altre realtà, a conferma di come il parametro unicamente economico non possa essere l’unico parametro di valutazione per decidere la sopravvivenza  dei servizi), e l’indice di vecchiaia (rapporto fra le persone di età superiore  ai 65 anni e quelle di età compresa fra 0 e 14), che incide fortemente sulla spesa in quanto la popolazione anziana fa un maggior ricorso agli ospedali, anche per una certa inadeguatezza del sistema a rispondere a patologie lievi o cronicità.

In Polesine, è bene ricordarlo, abbiamo la più bassa densità demografica e il più elevato indice di vecchiaia di tutto il Veneto. E non si tratta di dettagli, ma di dati strutturali del tessuto geografico e demografico che un Piano socio sanitario non può trascurare.

Dopo queste premesse, come devono essere declinate le buone intenzioni per una attuare un Piano coerente con i principi che contiene?

Vanno dunque analizzati alcuni termini che sembrano avere virtù miracolistiche. La prima parola magica è: razionalizzazione. Un concetto che può voler dire tutto e nulla. E, in questo caso,  non conoscendo le schede ospedaliere e quelle di dotazione territoriale, non sappiamo:

– dove si intende tagliare o chiudere degli ospedali (sono 42 tra hab e spoke: considerando uno ogni 200.000 abitanti e 400 posti letto  sono almeno 10 di troppo, pur tenendo conto delle specificità)

– dove verranno reperite le risorse,

– come e tali risorse verranno allocate

Credo, di fronte a una simile situazione che sia  più che lecito dubitare e non fidarsi: abbiamo a che fare con una maggioranza che è la causa delle distorsioni cui dobbiamo porre rimedio, una maggioranza oltretutto sfilacciata, litigiosa che si contraddice continuamente). Dobbiamo  batterci per fissare dei paletti ben precisi  su come deve essere  tradotto in pratica il piano:

– la virtuosità, in questa materia, non è una variabile meramente economica,

– la tenuta del sistema non può prescindere dal necessario riequilibrio,

– l’equità , la tutela dei più deboli, la qualità delle prestazioni devono essere i punti cardinali della nostra azione politica e amministrativa e la misura della bontà e della coerenza della programmazione

Non sono prevenuto, ma  ogni giorno che passa ho un motivo in più per non dare credibilità a questa maggioranza. Per esempio, Padrin in una recente assemblea a Rovigo, prima ha detto “c’era bisogno di un piano che mettesse ordine, che programmasse”, poi “il piano sarà dinamico, quindi modificabile, sono cose  tecniche e dopo un  periodo di alcuni mesi  sarà possibile apportare cambiamenti”. Queste sono affermazioni assurde, che non hanno nessun senso, se non quello di ammettere che il piano è una scatola vuota. Per dare concretezza al tutto, secondo il principio del trasferimento di servizi e risorse  nel territorio per ottenere risparmi, senza compromettere il livello socio-sanitario ed eliminando gli squilibri, occorrono investimenti  sostenuti  da  una politica non discontinua e da  interventi uniformi .

Le politiche che riducono i livelli di esposizione al rischio e diminuiscono il ricorso a cure ospedaliere hanno bisogno di  anni perchè sviluppino il loro potenziale.

E mi riferisco per esempio a:

– politiche di prevenzione sanitaria (a partire dagli stili di vita),

– programmi di screening, vaccinazioni per malattie prevedibili,

– piani per la salute tra Ulss ed enti locali per l’effettiva integrazione socio-sanitaria

La seconda parola magica è territorio. E qui va stabilito un nuovo principio, che riguarda il “come” implementare la riforma. Ovvero: se avremo meno posti letto, dovremo avere in corrispondenza più risorse per il territorio.

I medici di base, hanno un ruolo essenziale nel progetto di riforma che deve tendere a:

– recuperare e migliorare il  rapporto tra medico e paziente

– accrescere l’appropriatezza delle cure (ricorso alle migliori tecnologie, responsabilizzazione del paziente, riduzione degli esami non necessari utilizzati come placebo)

– favorire il lavoro in forma aggregata: per dare risposte assistenziali adeguate occorrerà che i medici di famiglia lavorino in comune, stabilendo approcci e modalità diagnostiche e di  cura condivisi, e non che siano, magari tutti  in un condominio, dove poi però ognuno sta chiuso nella propria stanza.

Infine, due brevissime considerazioni sui tagli delle Ulss e quelli paventati degli ospedali.

Per gran parte del tempo la discussione sul Piano è stata viziata dalle proposte sul taglio delle Ulss, grazie alla sortita del “mago Zaia”, che da abile prestigiatore ha attirato l’attenzione sulla mano sinistra per poter far meglio riuscire la “magia” con la destra, ovvero per sviare l’attenzione dai problemi veri, sapendo che è sostanzialmente un falso problema.  Tuttavia, su tale questione sarà ineludibile misurarsi e arrivare ad una forte riduzione di aziende. In ogni caso, l’eventuale ridefinizione e riassetto delle Ulss dovrà avvenire  attraverso un percorso di coinvolgimento e partecipazione attiva di cittadini e delle  istituzioni che dia il giusto contenuto alle parole “razionalizzazione” e “territorio”.

Adesso, si arriverà al tema delle chiusure degli ospedali. Ma se questo avverrà attraverso strappi e indiscrezioni (come già successo), il risultato, temo, sarebbe che il processo di riforma procederebbe in modo strabico. Credo non sia necessario ragionare per chiusure, se non in pochissimi casi, ma occorrano,  “Operazioni strutturali, ad esempio avere il coraggio di ridurre un numero esagerato  di reparti che nel raggio di pochi chilometri appartengono alla stessa disciplina. Oppure il coraggio di tagliare alcuni primariati. Eliminare i doppioni e la duplicazione di servizi inutili e costosi. Non è difficile scoprire quanti e dove sono”. Ecco, non e non ci voleva un ministro che ce lo indicasse (Ministro della Salute Renato Balduzzi sul “Corriere della sera” il 4/6/2012): è così che si deve procedere, le altre strade sono pericolose.

Tuttavia, sempre tornando al Piano che è una buona dichiarazione di intenti, ma privo di contenuti, cito quanto contenuto all’articolo 3.2.1 dell’allegato A: “Le alte specialità e le alte tecnologie saranno allocate con riferimento ad un bacino di circa un milione di abitanti, valutando le aree a bassa densità abitativa. Sarà garantito a livello provinciale un servizio di emodinamica h24”.

Ecco, qual è la realtà?

Padova un servizio h24, Cittadella h 24, Piove di Sacco, Monselice (quindi in totale nella provincia di Padova 2+2), Vicenza h 24; Bassano h24, Thiene (2+1), Verona h24, Legnago h24, Negrar, Peschiera (2+2 privati), Treviso h24, Castelfranco h24, Conegliano (2+1), Venezia h24, Mirano h24, San Donà 2giorni la settimana (!),  Chioggia 2 pomeriggi (2+2), Rovigo h24 (1), Belluno h24 (1).

Ecco, in totale sono 20, mentre in base al Piano dovrebbero essere 7,al massimo 10. Sappiamo che lavorano prevalentemente i capoluoghi e che il costo di questo servizio, fra medici e infermieri costa 1.300/1400.000, altrettanto le attrezzature. E adesso come si razionalizzerà questo servizio ? A rotazione, come qualcuno ipotizza?

Non abbiamo bisogno di follie simili, ma di una politica seria che affronti con trasparenza il ridisegno della sanità per evitarne il tracollo.




Lascia un commento