L’onorevole Bratti, l’assessore Gulmanelli e Carlo Costantini della Rete veneta dei comitati AltroVe a confronto sul tema“No al nucleare, sì alle energie rinnovabili”

Inserito il 12 Settembre 2010 in Ambiente, Territorio


Alla festa dell'Unità di Borsea un dibattito che ha affrontato il tema senza pregiudizi, ma con obiezioni fondate e ben motivate

Non un’opposizione pregiudiziale, ma motivata con obiezioni fondate e ben ponderate. Questo il leitmotiv del dibattito che si è tenuto ieri sera alla festa de L’Unità per il partito democratico di Borsea “No al nucleare, sì alle energie rinnovabili”.
Ad aprire il confronto è stata l’assessore provinciale all’Ambiente Giuliana Gulmanelli, che ha sottolineato come “il proliferare di impianti di varia natura solleva più di una preoccupazione. Purtroppo il fatto che la Regione non abbia ancora adottato il Piano energetico fa sì che la stessa Provincia non abbia strumenti per imporre la propria volontà”.
“In Polesine – ha rimarcato Carlo Costantini della Rete veneta dei comitati AltroVe – vi sono vari fattori che favoriscono questo tipo di insediamenti: è una zona con una scarsa densità abitativa, la reazione sociale fino a poco tempo fa era abbastanza modesta ed è una zona dove lo sviluppo è minore e quindi gli incentivi sono più efficaci”.
Il capogruppo Pd nella commissione bicamerale per il contrasto delle ecomafie Alessandro Bratti è tornato sul discorso della pianificazione e ha spiegato che “con la direttiva 20/20/20 l’Unione europea ha voluto fare una scelta che, tenendo conto della crisi climatica che si intreccia alla crisi industriale, tenesse come punti fermi l’essere competitivi a basso impatto e l’autonomia di approvvigionamento. Anche l’Italia si dovrà adeguare, altrimenti sarà costretta a pagare penali pesantissime. Purtroppo questo Governo non ha uno straccio di pianificazione e anche la decisione a favore del nucleare appare solo frutto della pressione dei grandi gruppi energetici. Ma l’affare è nella costruzione degli impianti e nella vendita a regime non concorrenziale e non per le famiglie nè per lo Stato. Riguardo al nucleare, due sono gli aspetti da considerare: i costi altissimi di realizzazione e quello dello smaltimento delle scorie, mentre ha meno senso il capitolo relativo alla sicurezza”.
Costantini ha voluto “sfatare un altro mito, quello che l’Italia abbia bisogno di energia: il picco massimo di consumo si è avuto nel 2005 con 56 terawatt, quest’anno il massimo raggiunto è stato di 54. E la potenza degli impianti presenti sul nostro Paese è di 92 terawatt. Fra l’altro, l’energia nucleare è ‘rigida’, nel senso che la produzione non è modulabile. La Francia, per esempio, esporta tutto il surplus a prezzi bassissimi, ed è per questo che l’Italia compra, non per una reale necessità ma per mera convenienza. Le reti sono interconnesse a livello continentale e vi è una borsa che fissa il prezzo sulla base del fabbisogno del momento. Quindi il discorso che il nucleare farebbe risparmiare è una favola”.
E se l’assessore Gulmanelli ha ricordato la Carta di Rovigo, il piano energetico provinciale che è stato accolto con interesse anche alla Conferenza di Copenhagen, l’onorevole Bratti ha voluto sottolineare che “il Pd ha messo in campo proposte specifiche sulla green economy, che rappresenta una grande opportunità di sviluppo. E molto c’è da fare anche sul tema del risparmio e dell’efficienza. Non solo in termini comportamentali, ma anche del know how. Anche per quanto riguarda il nucleare, scegliere di non realizzare una centrale in Italia perché al momento non conveniente, non vuol dire abbandonare le ricerche e le sperimentazioni sul tema. Tutt’altro”.




Lascia un commento